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Wolski, Mati e gli altri. I figli di Montella

Incedibili nonostante le offerte, le scelte del tecnico

Redazione VN

Montella se aveva bisogno di avere risposte sulla qualità della rosa (anche mentali), le ha avute. Certamente il tasso tecnico di chi solitamente si alza dalla panchina è minore, magari anche se di poco. Ma quello che non manca è la capacità di entrare in partita con la stessa intensità dei titolari. Aveva ragione il tecnico viola a non volersi privare dei vari Mati Fernandez, Ilicic, lo stesso Wolski e dei giovani gioielli, a iniziare da Matos (per non parlare della sicurezza che Vargas sarebbe tornato un giocatore importante).

Il primo, il centrocampista cileno, per l’allenatore è il miglior dodicesimo uomo del campionato (parole sue), il secondo (Ilicic) non poteva essere ceduto perchè ancora non aveva dimostrato che quei nove milioni sono solo una cifra (seppur alta) e non un fardello. Il terzo, dopo una breve apparizione proprio a Bergamo con l’Atalanta ha dovuto aspettare un girone intero per giocare ancora. Nel mezzo tanta panchina e quando i rumors di mercato erano diventati rumori assordanti che lo davano in partenza per tornare il Patria, è stato bloccato da Montella, spiazzando un po’ tutti, soloni compresi: «E’ migliorato tantissimo — aveva sibilato l’Aeroplanino — e ha margini di crescita enormi». Come dire, lasciatemi lavorare con lui che sarà utile alla causa. Forse vincendo anche la resistenza del ragazzo che non si aspettava di fare tanta panchina. E Montella gli avrà parlato da giocatore a... giocatore, spiegandolgi che spesso la pazienza di saper aspettare il proprio turno è lavorare è una dote fondamentale per su cui costruire una carriera importante. Come quella dell’allenatore viola.

Questa, in ogni caso, era una sfida anche per Wolski, alla prima vera esperienza all’estero, reduce da un lungo infortunio. Infortunio fastidiso che gli aveva fatto perdere anche quel timido sorriso che adesso disegna il volto gentile da bravo ragazzo del numero 27 viola, entrato in punta di piedi — come è nel suo carattere — nello spogliatoio viola. Sorriso che Rafal ha sfoderato sotto la Fiesole, subito sommerso dai compagni con grande entusismo. Segno evidente che la squadra gli vuole bene. Montella, pure.

La Nazione