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“Vogliamo il 3° extracomunitario”

Un-due-tre. I presidenti di Serie A sono al lavoro per chiedere alla Federcalcio che nella prossima stagione siano allargati a tre gli attuali due posti per gli extracomunitari. Ovviamente a …

Redazione VN

Un-due-tre. I presidenti di Serie A sono al lavoro per chiedere alla Federcalcio che nella prossima stagione siano allargati a tre gli attuali due posti per gli extracomunitari. Ovviamente a patto che ogni ingresso sia preceduto dall'uscita di un calciatore con passaporto extra-UE. L'iniziativa è recente e va inserita nell'attività della speciale commissione nominata dal presidente federale Giancarlo Abete per studiare le riforme invocate dalla Confindustria del calcio in tema di calcio-mercato. Insomma siamo in una fase tecnica, evidentemente interlocutoria, in attesa della prossima estate. L'unico organo a decidere in materia è, infatti, il Consiglio Federale che di anno in anno indica le direttive in materia.

L'apertura L'ultimo aggiornamento risale al luglio 2011: il massimo organo federale riapre al tesseramento di due extracomunitari dopo la chiusura totale imposta l'anno precedente, cioè subito dopo il fallimento della spedizione azzurra al Mondiale sudafricano. Una mossa nata per tutelare la Nazionale, ma che viene mal digerita dalle società di punta del nostro movimento.

Alti e bassi Da sempre la politica della Figc tiene conto delle varie istanze delle sue componenti. Ed è chiaro che anche in questa occasione la richiesta dei maggiori club italiani dovrà tener conto degli interessi contrapposti. In particolare del parere dell'Assocalciatori, rappresentata in Consiglio Federale dal vice-presidente Demetrio Albertini. Ovviamente i calciatori italiani temono che l'arrivo di nuovi extracomunitari metta a rischio i loro posti di lavoro. Di riflesso anche la Nazionale può mettere in preventivo ripercussioni per i nostri talenti di fronte ad una nuova ondata proveniente da fuori Europa. Insomma le controdeduzioni non mancano e il progetto è destinato a suscitare polemiche. Con gli inevitabili ostacoli legati ai sempre delicati rapporti politici nel governo del calcio.

Gli stranieri Nello specifico il tema dei giocatori esteri da sempre divide. A questo proposito non va mai dimenticato che dal dicembre 1995 in poi (dopo la sentenza Bosman) il nostro campionato ha dovuto aprire le porte agli stranieri comunitari, imponendo una rivoluzione. E l'effetto combinato degli extra, con il passare degli anni, ha assottigliato le opportunità per i prodotti del nostro vivaio. Un problema oggettivo con cui dover fare i conti, nonostante il campionato in corso abbia portato un vento nuovo, vale a dire l'impennata nell'utilizzazione degli under 21. Con delle medie più competitive, al livello delle nazioni europee più virtuose. Un'inversione di tendenza da tempo auspicata da più parti.

Il progetto E' altrettanto vero che la Lega di Serie A si sta impegnando su una riforma che tocchi tutti i fronti. L'obiettivo è quello di liberalizzare il mercato e poter così cogliere le opportunità anche nei Paesi più lontani, dove i prezzi sono ancora competitivi. In parallelo, però, c'è l'intenzione di aumentare gli investimenti anche in Italia. Il progetto delle seconde squadre o quello della multiproprietà dei club va esattamente in questa direzione. Le idee sono ambiziose. Il tentativo è quello di rendere sempre più manageriale la ricerca di nuovi talenti. In passato non è andata sempre così. Ma è una scommessa fondamentale, su cui si giocano molte delle effettive possibilità di rilancio del sistema-calcio italiano.

La Gazzetta dello Sport