Quando arrivò a Bologna i tifosi rossoblù, quelli radicali della curva Andrea Costa ora Bulgarelli, arricciarono un po’ il naso, perchè il colore viola sotto San Luca non va per la maggiore. Così come la passione viscerale per la Fiorentina, esattamente quella dichiarata di Emiliano Viviano. Ma il portierone seppe conquistare la fiducia dell’ambiente e anche la nazionale con interventi decisivi e due campionati — dal 2009 al 2011 — davvero da numero 1. Poi il pasticcio delle buste con l’Inter non del tutto dispiaciuta di essersi ritrovata in rosa un giocatore di talento e dal futuro interessante. Il resto, è storia recente. Come quella ancora tutta da scrivere con la Fiorentina. Dopo un avvio lento, e qualche naso arricciato dei ‘soliti’ incontentabili, Viviano ha ritrovato la condizione e la gara di San Siro è stata solamente una conferma delle sue doti.
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Viviano respinge anche le emozioni
La tappa di Bologna fondamentale per la crescita del portiere
Forse oggi, guardando lo spicchio dei tifosi ospiti ci scapperà anche un saluto (lo faranno sicuramente dal ‘formaggino’), perchè in fondo a Bologna si è trovato bene e la rivalità tra le due squadre vale per i tifosi. Poi Viviano penserà solo a battere il Bologna, ovviamente. Come è giusto che sia in casi come questi. Gli ex solitamente non esultano dopo un gol (cosa farà eventualmente Gilardino?); se Viviano lo dovesse fare nella sua esultanza non ci sarà niente di irriverente. Tutt’altro, solo una grande amore per la maglia che ora indossa dopo un’estate davvero logorante.
Viviano ha solo in mente la maglia viola e con la sua città, come conferma la piacevole passeggiata di giovedì mattina in centro, passando per piazza della Repubblica, ha un rapporto speciale. Ecco perchè ieri mattina, guardando tutti i grandi campioni del passato, durante la cerimonia dell’introduzione nella Hall of Fame Viola, ha provato un po’ di invidia. Non lo nasconde, vuole entrare nella storia della Fiorentina e, dopo una lunga carriera, finire proprio nella ‘galleria dei grandi’ come Antognoni e Hamrin. Scusate se è poco.
La Nazione
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