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Viviano, il fardello del portiere tifoso

«Esistono sogni che non hanno né età, né prezzo. Il mio Emiliano ha finalmente coronato il suo». Fu Manuela, la moglie di Viviano, a spiegare meglio di chiunque altro cosa …

Redazione VN

«Esistono sogni che non hanno né età, né prezzo. Il mio Emiliano ha finalmente coronato il suo». Fu Manuela, la moglie di Viviano, a spiegare meglio di chiunque altro cosa rappresentasse per il portiere-tifoso tornare a giocare in viola. (...)

E la trattativa è stata estenuante, i viola lo volevano solo in prestito, l'Inter (proprietaria di mezzo cartellino) chiedeva soldi, mentre il Palermo provava a mediare, convinto che in ogni caso Emiliano avrebbe accettato solo Firenze. Poi finalmente la fumata bianca. Quel giorno Viviano aveva in programma un pranzo fuori con sua moglie, ma aveva così voglia di cominciare l'avventura con Montella che si è precipitato alla stazione di Brescia (Manuela è nata lì) con ore d'anticipo, destinazione Moena. Chi lo conosce, racconta che in queste cose Emiliano è sempre stato un bambinone. Andare in curva con gli amici, godersi i ricordi delle trasferte, stringere la mano all'idolo Antognoni o semplicemente sentire un coro della Fiesole tutto per lui sono tutt'oggi cose che lo emozionano: l'ultimo episodio pochi giorni fa, quando il presidente del Calcio Storico Pierguidi gli ha comunicato la decisione di invitarlo alla semifinale del 16 giugno tra Verdi e Azzurri come Magnifico Messere. Per lui è stato come toccare il cielo con un dito. Ci teneva così tanto che da mesi pressava gli organizzatori affinché non si dimenticassero di lui.

(...) Dai fasti del ritorno in pompa magna, con tanto di proposta di affidargli la maglia numero 10, fino agli errori di Roma e lo strappo con Montella che gli è costata per un periodo la perdita del posto in squadra. (...) Così a gennaio sono arrivate le richieste del Bologna (ma anche del Milan e della Roma, che lo avrebbero voluto come secondo). Emi, come lo chiamano gli amici, ha tentennato, ma alla fine ha deciso di resistere. La maglia viola val bene anche il sacrificio di stare in panchina. L'occasione del rientro si è palaseta dopo gli errori di Neto, il 3 febbraio contro il Parma. La Fiorentina ha vinto e Viviano ha giocato bene.

Di lì in poi, il portiere ha dimostrato che la convocazione in Nazionale dei mesi prima dell'infortunio al ginocchio (l'esordio avvenne proprio al Franchi contro le Far Oer) non era stata un regalo: a Roma con la Lazio e a Cagliari è stato votato anche come il migliore in campo e in generale la sua media voto è salita di parecchio.

In cuor suo però, probabilmente Montella aveva già scelto di voltare pagina. Più dispiaciuto che arrabbiato, ma certamente con l'amaro in bocca, Viviano adesso si prenderà un po' di tempo per decidere il proprio futuro: «Che possa giocare un giorno, un mese o un anno in maglia viola non cambia nulla. L'importante era venire alla Fiorentina», aveva detto nel giorno della presentazione. E se quella frase vale ancora, allora il suo anno in viola se lo ricorderà col sorriso sulle labbra.

Corriere Fiorentino