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Vista dal Chievo: Firenze evoca ricordi da favola

Di là è passata la storia. Solo Luciano è un monumento vivente di quell’evento. Ancora oggi in campo. Testimonianza di una corsa senza fine a zig zag tra le grandi …

Redazione VN

Di là è passata la storia. Solo Luciano è un monumento vivente di quell'evento. Ancora oggi in campo. Testimonianza di una corsa senza fine a zig zag tra le grandi del calcio italiano. Firenze, dolce Firenze. Ogni volta che il Chievo torna al Franchi è come se fosse la prima volta. Perché quella data rimarrà impressa per sempre nella storia gialloblù: 26 agosto 2001, benvenuti in serie A. Non ci fu spazio per nessun party in viola quel giorno. La Fiorentina, per celebrare i suoi 75 anni di vita, indossò una maglia a bande bianco e rosse. Il Chievo scelse l'azzurro. Il colore del cielo. Era l'inizio della Favola, quella vera. Era l'inizio di una storia che nessuno avrebbe sognato di vedere raccontata. Segnò Simone Perrotta dopo pochi minuti dal fischio d'inizio. E il centrocampista calabrese entrò di diritto nella storia del club di Campedelli. «Giocavamo tra le nuvole – disse Simone – eravamo quasi anestetizzati. Mi ricordo che a fine primo tempo ci sentivamo come estraniati dalla realtà. Non sembrava possibile. Vincemmo. E ad ogni partita successiva rinnovammo quella magia». Cristiano Lupatelli, zero capelli e lunghe basette, parò pure un rigore a Chiesa. Marazzina completò la festa. Il Conte Max a fine gara, nei bagordi post partita, esagerò pure. «Fare festa? Siamo felici, certo. Ma io voglio salvarmi». Segnerà ancora gol pesanti Maragol. E il Chievo si piazzerà al quinto posto, mentre la Fiorentina retrocederà mestamente. Ma quel giorno, che gran giorno. Un caldo infernale. «E il viaggio dall'hotel allo stadio che sembrava non finire mai», ammise qualche tempo dopo il mitico capitano Icio D'Angelo. «Vivevamo sentimenti contrastanti. E non so ancora se la voglia era quella di non iniziare nemmeno e vivere di sogni o di provare a giocare subito per scacciare la tensione». Giocarono, vinsero, trionfarono.

IL CAPOLAVORO. Altra data da ricordare. Molto più avanti. A Firenze pure Mimmo Di Carlo si è regalato una grande soddisfazione. E siamo al 25 aprile 2010: una Liberazione anche per il Chievo. Secondo anno di Mimmo, seconda salvezza centrata. Stavolta in anticipo. Senza particolari rincorse, senza particolari patemi. Il Chievo s'impose con identico risultato della prima volta. Il 2-0 finale sigillò il capolavoro del Ciociaro. I gialloblù riuscirono a contenere la Viola per colpire poi al momento giusto con Sardo e Pellissier. Firenze tornò ad essere «dolce» per i ragazzi di Campedelli. Curioso come anche questa volta si ripeta lo stesso episodio del debutto in serie A. A favore della Fiorentina, infatti, viene fischiato un rigore. Sul dischetto si presenta il cileno Vargas, ma Sorrentino sarà bravissimo ad ipnotizzarlo, neutralizzando la sua conclusione. Poi i gol e la festa finale. Di Carlo dirà: «La firma? Non ci sono problemi. A giorni ne parlerò con Campedelli». Alla fine, però, il tecnico passerà alla Sampdoria. Non certo un addio.

LA GRANDE BEFFA. Mimmo e i suoi ragazzi si presero così una grande rivincita un anno dopo la grande beffa. Accadde tutto il 22 febbraio 2009. Il Chievo era in piena corsa salvezza. Momento delicatissimo. Perché Di Carlo aveva preso in mano una squadra in difficoltà, vittima di un inizio di stagione durissimo, e ancora alla caccia del giusto equilibrio. A Firenze va tutto per il verso giusto fino al 70'. Segna Morero in mischia al quarto d'ora di gioco, poi i gialloblù reggono di fronte alla rabbia viola. La zampata del solito Giardino a 20' dalla fine sembra incanalare la partita sul binario di un pareggio tutto sommato giusto. Ma a tempo scaduto ecco arrivare la beffa. Mutu, imitando Bruce Lee, stende Mandelli. Il difensore frana a terra. Ma la Fiorentina decide di giocare lo stesso. La manovra si sviluppa veloce. Pasqual scende sulla destra e mette al centro. Giardino, spalle alla porta, fa da sponda proprio per Mutu, che di prima batte in porta e buca. Sorrentino. È il quarto minuto di recupero. S'accende la rissa in campo. Anche la corsa agli spogliatoi è segnata da turbolenze. Il Chievo, comunque riuscirà a rialzarsi e a conquistare una salvezza a dir poco miracolosa.

A PRANZO CON PIOLI. L'ultima sfida al Franchi risale alla scorsa stagione, al 7 novembre 2010. Si gioca all'ora di pranzo. E la partita non è un granché. Succede poco o quasi nulla. Il Chievo contiene l'appetito dei viola, prova anche a fare qualcosa, ma non riesce mai a pungere. Poi, a dieci minuti dalla fine Cerci trova la conclusione che rompe l'equilibrio. Non c'è più nulla da fare per i ragazzi di Stefano Pioli, protesi alla ricerca di un pareggio che non arriva.

(L'Arena)