Prima di tutto un ringraziamento al Villareal, un club quasi gemellato che, oltre ad aver fornito alla Fiorentina, ben ricompensato, Borja Valero, Gonzalo Rodriguez e Giuseppe Rossi, ha anche riportato alla realtà la squadra viola e tutto l'ambiente che affettuosamente la circonda.
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Viola, cosa manca
L’analisi di Sandro Picchi sul Corriere Fiorentino
Quella sconfitta di giovedì sera, così netta e così innocua, non deve essere drammatizzata, tanto più che ci sono molti motivi per giustificarla, ma forse era necessario rimettere in terra i piedi viola dopo il lungo e anche giustificato volo che tutti ha riunito negli entusiasmi estivi. Gli entusiasmo sono belli, ma anche pericolosi. Può darsi che in questa fase di preparazione, in attesa del primo contatto con l'impegno serio, quello del preliminare di Europa League con il Grasshopper, la Fiorentina resti appesantita pure stasera a Lisbona, contro un altro club amico, lo Sporting, ma anche se si verificasse questo caso, saremmo di fronte a un fatto prevedibile e forse perfino previsto. Le amichevoli estive andrebbero giocate di nascosto, la qual cosa è ovviamente impossibile.
Le difficoltà che la Fiorentina incontrerà in questa stagione, vogliamo dire nelle partite vere di campionato e di coppe, non vanno, però, sottovalutate, a cominciare dalla moltiplicazione degli impegni rispetto all'anno passato. E anche alla moltiplicazione delle attese e delle ambizioni. Ci sarà perfino l'Europa League da soddisfare (se arriverà la qualificazione), l'Europa League che rappresenta una novità pesante e a nostro avviso anche poco gratificante con la sua inopportuna fase a gironi, tipo Champions League. Ma tra la sfuggita Champions e l'imminente Europa League c'è una differenza che non vale neanche la pena descrivere.
Punti di forza
Rispetto allo scorso campionato l'organico viola è senza dubbio più forte, anche se è partito Jovetic, ormai dimenticato ma non per questo da sottovalutare. Il potenziale offensivo della Fiorentina con Gomez, Pepito Rossi e Ljajic è ragguardevole, sebbene l'insofferenza di Gomez a Villareal abbia forse lasciato affiorare qualche problema di intesa e di assistenza e sebbene l'esito della questione Ljajic sia ancora da scoprire. Il centrocampo ha molta qualità, tutti sembrano indiscutibili anche se da ciascuno si vorrebbe qualcosa di più: qualche gol da Borja Valero, qualche rischio in meno da Pizarro, un briciolo di continuità in più da Aquilani. Ma sono, lo confessiamo, esigenze da incontentabili. Il centrocampo viola, alternative comprese, è di primissimo piano.
Punti deboli
La difesa ha il suo punto di forza in Gonzalo Rodriguez, che ha tecnica ed esperienza, con in più quel modo tutto argentino di mostrare durezza, picchiando quando è il caso. Ogni tanto Gonzalo tende alla giocata rischiosa e mette i brividi, ma resta insostituibile e, per ora, anche senza sostituti nell'organico viola che dietro è pure molto abbondante. Gli altri difensori che circondano Gonzalo sono tutti buoni, ma forse nessuno è buonissimo, una caratteristica —la bravura limitata — che del resto è comune a quasi tutte le squadre del campionato. Quest'anno la nuova regola del fuorigioco — voluta dalla superiore volontà dei comandanti del calcio che intendono incrementare la produzione dei gol — favorirà ulteriormente gli attaccanti. Il mestiere del difensore si fa sempre più difficile ed anche per questa ragione i giocatori arretrati sembrano più deboli di quanto non siano, compresi quelli della Fiorentina che, però, ha anche il problema del portiere, problema numero uno in tutti i sensi. Neto è a Firenze dal gennaio del 2011 ed è sorprendente che lo si debba giudicare ora, in base a qualche amichevole estiva, dopo averlo avuto sotto mano per tanto tempo, ed è curioso che un rinvio sbagliato a Villareal (un errore che è capitato anche a Buffon) possa decidere della sua sorte. Ma in realtà Neto non sembra offrire sufficienti garanzie di continuità e di stabilità: affrontare il campionato con un portiere sempre sotto giudizio sarebbe un errore.
Il modulo da scegliere
Quale sia il modulo migliore per questa Fiorentina è questione tanto importante quanto secondaria sia perché il peso delle individualità (il giocatore determinante vale più del modulo) è comunque fondamentale, sia perché la possibilità di cambiare sistema di gioco dovrebbe essere la caratteristica fondamentale di una buona squadra. Rimane valida l'idea che una buona soluzione, forse la migliore, sia il 3-5-2, all'apparenza più rischioso, ma all'atto pratico più adatto alla squadra sia perché la minor qualità individuale la si trova tra i difensori, quindi paradossalmente meno ne giocano e più qualità si aggiunge, sia perché i due esterni di centrocampo (se, per esempio, sono Cuadrado e Pasqual) hanno le attitudini e le energie per tornare in copertura, anzi uno di loro, cioè Pasqual, difende meglio rientrando da centrocampo che non giocando da terzino.
L'allegria
Cuadrado, poi, ha una naturale tendenza alla corsa, soprattutto alla generosità della corsa, che lo porta per istinto a coprire più ruoli. È vero che spostato all'attacco, come un'ala vera e propria, ha fatto benissimo e che farebbe ancora benissimo, ma fino a quando avrà la naturale facoltà di correre in su e in giù perché limitarlo? Cuadrado rimane il giocatore più importante della Fiorentina perché improvvisa, gioca d'istinto, è generoso, dribbla come un'ala antica e difende come un terzino moderno, produce cartellini gialli per gli avversari ed ha, che il dio del pallone gliela conservi, un'allegria di gioco che va oltre qualunque schema e che rappresenta la rivincita sul calcio «studiato», se non un autentico sberleffo nei confronti degli schemi stessi. Non sono molti i giocatori che possono fare il terzino, il centrocampista e l'attaccante. E che sono in grado di farlo nella stessa partita. Dunque 3-5-2, tanto per avere un punto di riferimento, ma senza dogmi. Aperti al vento dei cambiamenti.
Ambizioni
Il traguardo più importante la Fiorentina lo ha già tagliato, riportando l'entusiamo tra il pubblico e riportando il pubblico allo stadio. La fiducia nella società, della quale si apprezzano la fermezza e la decisione, non è mai stata così alta, nemmeno nei migliori tempi di Prandelli e del loquace Corvino (Pradè e Macia parlano in un anno quanto lui parlava in un giorno), al quale va comunque riconosciuto ancora una volta il merito di certe scoperte (Jovetic, Nastasic e Ljajic, per esempio) che hanno fatto la fortuna delle casse della società. E che fanno dimenticare anche Bolatti.
Sandro Picchi - Corriere Fiorentino
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