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Una Viola senza veleni

Due a zero, torna il sorriso, largo così, tra i viola e la loro gente.  Con una premessa. Fino a poche ore prima della partita, quando Montella ha chiesto di …

Redazione VN

Due a zero, torna il sorriso, largo così, tra i viola e la loro gente. 

Con una premessa. Fino a poche ore prima della partita, quando Montella ha chiesto di non piagnucolare, veniva voglia di scendere dal calcio, magari in corsa, ma scendere subito col pensiero a Cuadrado e via di seguito. La partita? Anche il Milan aveva in porta un brasiliano, Gabriel Vasconcelos Ferreira, detto Gabriel e basta, maglia numero 59. Tra i viola tornava Ambrosini. «Con lui quando era nel Milan sono stati anni meravigliosi». ha detto Galliani. Da parte dei tifosi rossoneri uno striscione con la scritta: ‘Grazie Ambro’. Ci torna in mente un lontano Barcellona-Fiorentina. Tra i viola giocava Amor, vecchio idolo del Camp Nou. Fu accolto con una ovazione.

Il gol di Vargas con una deviazione di Muntari ha premiato una Fiorentina molto attenta, nonché, questo è chiaro, anche le migliaia di tifosi viola arrivati a San Siro. L’uscita di Ambrosini ha fatto posto a Vecino. Per dirlo fino in fondo, Matias Vecino Falero, classe ‘91, uruguayano con origini italiane, del Molise. 

Non che la rete di Borja Valero su traversone di Joaquin fosse in qualche modo prevista (e quando mai in partite così?), ma ha reso onore a una Fiorentina che giocava non tanto con rabbia, questo non lo sappiamo, quanto in pace con se stessa e con le sue possibilità. Come spesso è stato detto, una gran bella squadra, sissignori, pur con un Ambrosini appena intravisto prima dell’inforunio e senza Pizarro, e beninteso senza Gomez e più beninteso che mai Cuadrado.

Applausi, applausi. Dopo il veleno gentilmente somministrato in forti dosi ai viola nei giorni scorsi, una vittoria di queste proporzioni, e costruita così bene, è veramente il lungo evviva che ci voleva. Alla salute di...

La Nazione