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Una vigilia surreale. Ma l’ordine di Sousa è sempre lo stesso

Il mantra del tecnico rimbomba in questa specie di scantinato che hanno trasformato in sala stampa. Da noi in serie C ci sono stadi attrezzati meglio

Redazione VN

Silenzio sul volo che ha portato la Fiorentina a Lisbona luci basse e nessun rumore - scrive La Repubblica -. Cuffie e relax, la squadra viola ha già la testa alla sfida con il Belenenses (ore 19). Partita da vincere. A tutti i costi. Per l’orgoglio, ma soprattutto per la classifica. Dopo la sconfitta con il Basilea questi tre punti sono una svolta obbligata. Faccia distesa, quella di Sousa in conferenza stampa, e idee chiare. La vittoria contro l’Inter è già dimenticata.

Il tecnico viola è uno che vive nel futuro, mai nel passato. Per cui adesso conta solo la sfida con il Belenenses. Qui il tecnico viola è una specie di mito. L’altro allenatore, Sa Pinto, è stato suo compagno di squadra. Dettagli di una sfida che per lui ha poco di speciale. Tutto chiaro, la missione della Fiorentina è vincere, il resto non conta. Difesa a pezzi, gli uomini sono contati. Lì dietro ci sono dei problemi, si sapeva. Il rinforzo arriverà solo a gennaio.

Fino a quel momento il tecnico si deve arrangiare. Un bel problema. Anche se stasera può non esserci bisogno di inventare niente. Il Belenenses è squadra orgogliosa e motivata, ma la qualità della Fiorentina è un’altra cosa. La formazione non la dice, non lo fa mai. E leggere le sue intenzioni non è facile. Una cosa, però, Sousa la fa capire. A modo suo conferma la presenza di Rossi in attacco. Accanto a Pepito dovrebbe esserci Babacar.

Parole che ballano in una strana conferenza stampa. L’impianto di amplificazione è andato in tilt, i tecnici lo riparano solo all’ultimo momento ma il microfono fischia. L’interprete capisce poco di calcio e fa fatica a tradurre, e allora ci pensa Sousa. Appena Vecino inizia a parlare va pure via la luce e la stanza rimane al buio. Una vigilia surreale.

Un collega italiano cade dalla sedia, che si rompe. E, oltretutto, qui dentro fa un caldo bestiale. Spunta qualche birra, avanti con le domande. Il mantra del tecnico rimbomba in questa specie di scantinato che hanno trasformato in sala stampa. Da noi in serie C ci sono stadi attrezzati meglio. Non c’è nemmeno il wi-fi. Un’altra Europa. Eppure questi novanta minuti valgono tre punti, come tutte le altre partite.