È arrivato il primo punto del 2013. Bene così. Questa era una partita molto rischiosa. Uscirne a testa alta e con qualcosa in mano era fondamentale, dopo tre sconfitte filate. Perché poi uno rischia di avvilirsi e smarrire le sicurezze accumulate in mesi di bel calcio. Invece la Fiorentina è viva. Un po’ stanca (non dimentichiamoci i supplementari di Coppa) ma abbastanza testarda da provarci fino alla fine. È stata una partita strana, questa. Bergonzi l’ha gestita da prima donna. Ammonizioni ad ogni fallo per un tempo, l’esatto contrario nel secondo. Una scelta cinematografica surreale che ha condizionato la sfida nella sua essenza. Non solo per il mancato doppio giallo a Behrami (graziato anche Rodriguez, ma in questo caso eravamo già a un soffio dalla fine), ma perché a un primo tempo ruvido e comunque giocato è seguito un secondo tempo contratto e insipido e figlio della paura. Solo negli ultimi respiri la partita ha avuto i suoi lampi, col miracolo di Neto su Pandev e la ciabattata di Aquilani finita alta. Un tiro non degno di lui. Ma capita. La partita della Fiorentina può solo essere giudicata positivamente, per una serie di motivi. Il primo: davanti c’era il Napoli, che anche a giudicare dalla panchina (Mazzari in attacco mette Insigne e tu Ljajic), è teoricamente un po’ più forte di te, che tra l’altro non hai sostituti di Pizarro e devi aggiungere il drone Romulo, bravissimo ragazzo che però qualche limite tecnico ce l’ha eccome. Secondo: la squadra di Montella è un po’ stanca.
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Un po’ stanchi ma comunque vivi
È arrivato il primo punto del 2013. Bene così. Questa era una partita molto rischiosa. Uscirne a testa alta e con qualcosa in mano era fondamentale, dopo tre sconfitte filate. …
Ci sono giocatori che vivono con l’acceleratore premuto da inizio stagione (vedi Borja Valero e Cuadrado) e in più c’era una sfida di Coppa con supplementari alle spalle. Terzo: pur soffrendo un po’ la squadra non si è mai disunita. Anzi, ha sempre cercato di reagire per prendersi tutto. Una bella prova di testa, quindi, per un gruppo reduce da tre sconfitte. Insomma, bene così. O quasi. Nel senso che qualche problema c’è, e non a caso Montella lo tira sempre fuori ogni volta che può. Perché gli attaccanti non vedono la porta. Toni è stanco (e ci può stare benissimo), Jovetic sta diventando un update di Ljajic in quanto a senso del gol e concretezza. Premesso che ritrovare il miglior Jo Jo è fondamentale, la questione attacco resta aperta. Il fatto che Adv neghi altri colpi in quel reparto è normale. Illudere i tifosi è sbagliato a prescindere, se non hai in mano già qualcosa di concreto. Ma noi siamo sicuri che Pradè ci stia provando a fare qualcosa. Il problema c’è, ed è doppio. Rimettere in sesto Jovetic e trovargli un compagno più concreto di lui. Anche perché non dobbiamo dimenticarci che Toni non era venuto qui per fare il titolare. Tutto questo senza voler sminuire il buon Larrondo, che però, oltre ad avere qualche problema a un ginocchio, dai numeri non sembra un implacabile uomo gol. Poi magari lo diventa. Vediamo. Il mercato finisce il 31. E nel frattempo la Fiorentina ha ritrovato Facundo, cioè il Django di Montella, ovvero il personaggio senza macchia e senza paura che come si muove sono effetti speciali per tutti. Una rete folle la sua, come se De Sanctis si fosse fermato per rispetto o terrore dell’autore del lunghissimo cross poi finito in porta. Bentornato eroe Roncaglia. Adesso attendiamo una punta. Chissà...
Benedetto Ferrara - La Repubblica
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