Si chiama paranoia. Parola forte, ma spiega bene. Riguardate l’azione di Mario Gomez, quella del faccia a faccia con Leali. Non è che l’attaccante tedesco sbagli, come potrebbe sbagliare chiunque, magari tirando addosso al portiere. No, il suo errore è figlio della foga e della confusione. Nel momento decisivo lui perde il passo e il controllo del pallone. Si annoda, scivola, maledice se stesso e tutto quello che può. Dopo la doverosa aggiustatina al ciuffo. Chiaro. E tutti si chiedono la stessa cosa: ma che fine ha fatto il bomber del Bayern e della nazionale tedesca? Dove è sparito? E cosa gli è successo? Serve uno psicologo o serve altro? Il fatto è che la Fiorentina è tornata ma Gomez no. Lui si danna l’anima e vive un calcio dissociato: movimenti da grande attaccante ma tempi spesso sbagliati (vedi i cento fuorigioco) o conclusioni improbabili (e anche molta sfortuna). E’ chiaro che il problema Gomez esiste, anche se questo non significa marchiare come bidone un giocatore che ha vinto tanto e segnato tantissimo. E’ giusto aspettarlo, anche se nell’attesa è altrettanto giusto immaginare eventuali alternative, senza mai perdere la speranza in una redenzione improvvisa.
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Troppa foga e tiri improbabili, che fine ha fatto SuperMario?
Il problema Gomez esiste. Le riflessioni di Benedetto Ferrara su Repubblica
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