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Triplice fischio su un folle 2012

Il commento di Benedetto Ferrara sull’anno che si sta per concludere

Redazione VN

C'era una volta un luogo sacro che sacro proprio non sembrava più. Un tempio della passione improvvisamente profanato dalla noia. E accadevano cose strane. Tipo: la Fiorentina iniziava a giocare e dopo cinque minuti già puntavi gli occhi sull´orologio per controllare quanto mancasse alla fine di quello strazio. Non lo avevi mai fatto e né avresti mai immaginato che sarebbe accaduto. Incredibile. Eppure è così: il Franchi è stato a lungo una immensa cattedrale del nulla, un´immensa astronave semideserta governata dalla gastrite figlia dell´inedia. E trovare la cura era davvero difficile: fosse allopatica, omeopatica, deliopatica o cerciopatica.

La verità è che chi passava da qui non trovava più quello stadio sportivamente feroce capace di giocarsi la sua sfida coi cori e con l'orgoglio, ma un campo circondato da poche facce e molto silenzio dove assistere a eventi prima inimmaginabili: tipo uno 0-5 che un calcio sui denti in confronto è una vacanza al Club med tutto compreso. Eppure è roba di pochi mesi fa, anche se dal punto di vista degli umori sembra un´altra era geologica. Ma ricordare quei giorni è giusto, ora che la Fiorentina ha un'altra faccia, ora che la squadra di Montella sta per chiudere il 2012 in quello stadio che sembrava moribondo e poi invece ha ritrovato colore, un bel po' di gente e un audio degno di questo nome. Perché il nuovo corso è ripartito proprio da lì, dallo stadio che tutti ormai trattiamo come un vestito fuori moda, immaginandoci dentro un fantastico altrove ultratech che però al momento è solo una proiezione della nostra mente. Abbiamo solo il Franchi, invece. E allora proviamo almeno a godercelo, prima del desideratissimo trasloco. E così, infatti, vanno le cose dall´estate in poi. Otto partite: sei vittorie, due pareggi e un bel po' di gente in più. Uno l´orologio lo guarda solo quando serve e tanto comunque la Fiorentina è lì che attacca e gioca: all´inizio, dopo, dopo ancora e alla fine della sfida. Poco cambia. Dallo 0-5 a oggi il mondo si è ribaltato e perfino lo stadio fuori moda oggi ti spara Sweet Child o´ Mine dei Guns´n´roses prima di Narciso Parigi. Emozioni per introdurre altre emozioni.

Sì. C´era una volta un luogo sacro profanato dalla noia. C´era la Juve che ti spediva a casa col muso lungo e niente da dire per un po'. C´erano Ljajic e Delio che sembravano bimbi bizzosi a ricreazione, c´era un mondo che era un pallone da calciare parecchio ma parecchio più in là. E oggi che la Juve ha preso una lezione di calcio con uno 0-0 strettissimo per le maglie viola, oggi che perfino Ljajic sembra un lontano parente del ragazzino indisponente di allora, ora sarebbe bello salutare il 2012 del vecchio stadio con un´altra bella storia di calcio, di gol e belle sensazioni. Buon 2013, caro "Franchi stadium" del Campo di Marte. Il peggio è passato. Il meglio lo smezziamo tra l'adesso e ciò che sarà.

Benedetto Ferrara - la Repubblica