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Torrino, la grande festa. Montella fiorentino doc

Un boato. O un rumore forte, come di tuono, ha scosso piazza di Cestello apparecchiata per quasi duemila sanfredianini. E’ successo d’improvviso, quando Vincenzo Montella ha alzato il «Torrino d’oro», …

Redazione VN

Un boato. O un rumore forte, come di tuono, ha scosso piazza di Cestello apparecchiata per quasi duemila sanfredianini. E’ successo d’improvviso, quando Vincenzo Montella ha alzato il «Torrino d’oro», cesellato dalla straoprdinaria bottega di Brandimarte a modello del vecchio bastione di Santa Rosa, antica «sentinella» sull’Arno. Il rione raccontato da Vasco Pratolini è al tempo stesso, generoso e spietato. Per l’allenatore napoletano, capace di riportare la Fiorentina in Europa e di darle un gioco da Paradiso, si è spellato le mani. Quando Tiberio Timperi, volto Rai ma anche abitante d’Oltrarno, ha annunciato il premio per Montella, centinaia di mani hanno lasciato i piatti pieni di lesso rifatto con le cipolle e di peposo, salutare e, in un certo senso, ringraziare l’allenatore per quello che ha saputo regalare a Firenze. E lui, che da calciatore non si emozionava, e dopo i gol mimava il volo, facendosi chiamare «Aeroplanino», stavolta non è riuscito a nascondere un velo di commozione. Del resto, uno di Napoli non può restare insensibile al calore popolare. Infatti si lascia scappare: «Che tavolate! A casa mia, a Natale, è più o meno così... Spero di regalarvi altre soddisfazioni con la mia e vostra Fiorentina».

San Frediano, che anche quest’anno ha voluto riunire a tavola i vecchi e i nuovi abitanti, sa manifestare grande calore quando si tratta di gioire per la Fiorentina e per Firenze. Infatti mostra gratitudine, il quartiere, per chi ha fatto del bene alla città e a tutt’Italia: come l’Opera Madonnina del Grappa, fondata nel 1923 da don Giulio Facibeni. Che era stato cappellano militare, appunto sul Grappa, durante la guerra 1915-18. Volle raccogliere gli orfani dei soldati. Poi, nella grande «casa» di Rifredi, finì per ospitare tutti i ragazzi che avevano bisogno. Problemi»? Ne ebbe molti. Ma quando non sapeva come pagare le cambiali, la sera le metteva sull’altare, accanto al Crocifisso. A chi lo guardava dubbioso rispondeva: «Ci penserà Lui...». E il giorno dopo, immancabilmente, un benefattore arrivava. Ha ritirato il premio il continuatore dell’opera di don Facibeni, don Corso Guicciardini. Ha consegnato il «Torrino» il sindaco Matteo Renzi, fotografatissimo ma, una volta tanto, per nulla loquace.

Quindi un «Torrino» alla memoria: una memoria che fa ancora male. L’ha ritirato Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage dei Georgofili che, nell’occasione, ha anche proposto di dedicare una strada al magistrato Gabriele Chelazzi.

Applauso sentito per lei ma soprattutto per quello che rappresenta. «Torrino», e sembra un bisticcio di parole, per la Torrini. Cioè la regista, che accanto al nome, Cinzia, ha voluto un distintivo: Th. Così nessuno la confonde. Il premio e tanti auguri: infatti il 5 settembre è il suo compleanno.

Altro boato per Marco Masini, cantante «nostrano»: premiato con il «Torrino» per aver cantato la disperazione, non solo amorosa.

Chapeau, e applausi, per lo stilista Stefano Ricci, straordinario nel riuscire a far apprezzare estro e buon gusto. Così come non poteva mancare l’urlo di giubilo per i fratelli bronzisti, gli Ugolini, capaci e caparbi: hanno continuato a lavorare e a sfidare la crisi nella loro bottega. Per se stessi, per i giovani apprendisti. E per tutto l’Oltrarno.

Sandro Bennucci - La Nazione