stampa

Tante sciarpe e frustate, il ricordo di D.Guetta

Il commosso articolo della voce viola per Mario Ciuffi

Redazione VN

Chi lo conosce bene ha avuto l'impressione che non gli interessasse più, che avesse smesso di lottare. Se non poteva più «essere Ciuffi», tanto voleva finirla lì, morire. Già, ma cosa significava «essere Ciuffi»? Una filosofia di vita, non imitabile, una faccia tosta che gli veniva perdonata per via di un candore fanciullesco che nessuno ha mai scambiato per insolenza. 

Fino a 45 anni Mario Ciuffi era stato un signore benestante con la fissazione della Fiorentina, di cui era innamorato pazzo, quasi quanto di Renza sposata nel 1961. Lui aveva 27 anni e lei 21: nelle lunghe trasferte in giro per l'Italia amava ricordare la sua prima notte di nozze a Rapallo, «quando la prima notte contava ancora e lei era bellissima». Senza Renza si sentiva perso, si sono amati moltissimo anche negli ultimi anni molto difficili. Avrebbero voluto dei figli, ma non sono stati fortunati: la loro bambina aveva la maglia viola e l'accompagnavano ogni domenica, in casa e fuori. Il babbo di Ciuffi si chiamava Torello ed era uno dei più importanti costruttori fiorentini del dopoguerra, qualcosa in meno dei Pontello, ma nemmeno poi tanto. La disgrazia della morte prematura di un fratello, nessuna voglia di seguire le orme paterne, ma soprattutto la Fiorentina. Sempre e comunque.

Mario è un generoso al limite dell'incoscienza e ha una dote particolare: dice sempre quello che pensa infischiandosene di chi ha davanti. In più lo dice bene, ricama aforismi deliziosi. Così comincia ad andare in televisione e, come si dice, «buca» il video, cioè piace tantissimo. Siamo alla fine degli anni Settanta, di pagarlo non se ne parla nemmeno, ma a lui non interessa anche perché c'è ancora un bel po' del patrimonio di famiglia. La gente comincia a conoscerlo meglio e a volergli bene, qualche sciacallo se ne approfitta ed escono racconti che a sentirli non ci si può credere eppure sono veri. Una casa venduta con pagamento in venti anni a un vigile urbano («mi aveva promesso che mi avrebbe fatto togliere le multe») senza alcun interesse, 30 milioni di lire di quarant'anni fa imprestati e mai rivisti ad un suo carissimo amico, guarda caso volato dopo poco in Brasile e mai tornato. Si assottiglia il patrimonio, cresce la popolarità. Prende in mano una frusta e comincia a sferzare tutti, con o senza vasellina. I colpiti si dividono tra chi se la prende (pochi) e quelli che vorrebbero il bis, perché essere frustati da Ciuffi vuol dire contare qualcosa nel rutilante mondo mediatico fiorentino. E ogni tanto qualcuno gli chiede di essere inserito nella lista.

Finisce anche su Raiuno a Domenica In, ma resta sempre lo stesso ed è questa la sua grande forza: educato con tutti, disponibile a chi gli chiede una battuta sui viola, lui parla di Fiorentina in continuazione. Invecchiando finisce con l'assomigliare a Papa Giovanni XXIII per conformazione fisica e aspetto bonario. Ad un certo punto la strada della sua vita si impenna, comincia la salita e lui non ha proprio il passo dello scalatore. Così quando il cuore e l'età cominciano a tradirlo non ha neanche più una casa dove stare, ma è entrato da tempo nel cuore della gente e a inizio anno scatta una gara di solidarietà per aiutare Mario e Renza ad avere una vecchiaia dignitosa, un tetto sopra lo propria testa. La cifra raccolta non è lontana da quella che tutto il calcio internazionale ha racimolato per Gascoigne: se solo avesse fatto in tempo a saperlo, ci avrebbe fatto sopra una delle sue inimitabili battute: «Ciuffi più forte di Gascoigne». Invece ha deciso che poteva bastare così, che a 78 anni forse si era divertito abbastanza e che, appunto, se non poteva più «essere Ciuffi»...

Ora che se ne è andato, adesso che è quasi impossibile ricordare i mille aneddoti di una vita colorata di viola, sempre in attesa del terzo scudetto che arriverà comunque troppo tardi, rimane sospeso nell'aria un dubbio: sarà riuscito a sapere che la Fiorentina ha disintegrato l'Inter, anzi l'Ambrosiana, come la chiamava lui? Ma soprattutto: è possibile immaginare una Fiorentina senza Mario Ciuffi?

David Guetta - Il Corriere Fiorentino