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Sui social Vincenzo è finito sotto tiro

L’amore ai tempi di Twitter (e Facebook) è un vortice di emozioni. Si passa dalla passione più travolgente alla gelida disaffezione. I social network, in questo senso, sono un termometro …

Redazione VN

L'amore ai tempi di Twitter (e Facebook) è un vortice di emozioni. Si passa dalla passione più travolgente alla gelida disaffezione. I social network, in questo senso, sono un termometro abbastanza affidabile. Così come le radio. Telefonate, messaggi, post. Ognuno dice la sua. Argomento, s’intende, Vincenzo Montella. Uno che fino all’anno scorso non si poteva toccare. Del resto, il campo parlava per lui. Spettacolo e risultati, punti e divertimento. Impossibile chiedere di più. Ora, qualcosa è cambiato. Adesso Firenze discute. E si spacca. Nulla di nuovo, per la città di guelfi e ghibellini. Vincenzino lo saprà, ma se vuole ripassare il tema dia un’occhiata a “A History of Florence, 1200-1575” di John M. Najemy, forse la miglior storia di Firenze mai scritta. Parte, l’autore, dalla contrapposizione tra fazioni. Sarà un caso? Per intendersi: era inevitabile che con la crisi di risultati arrivasse anche la crisi nel rapporto tra l’allenatore e la tifoseria.

I primi sentori, per la verità, si sono avvertiti già tra la primavera scorsa e l’estate, quando Vincenzino chiese garanzie alla società. Oggi siamo (quasi) alla contestazione, seppur non manifesta. Basta appunto dare uno sguardo ai social. La netta maggioranza dei tifosi è contro il tecnico. «Il problema ha un nome e un cognome — scrive Matteo — Vincenzo Montella». Oppure Luca: «Quando uno vuole andare, come diceva il grande Ciuffi... medaglina e arrivederci”. E ancora: «Allenatore preparato che però ha dimostrato ben poco rispetto alla spocchia e alla presunzione che sfoggia in ogni occasione». Ovviamente, c’è anche chi lo difende, prendendo di mira la società. «Dovrebbe far giocare di più ciò che la società gli ha comprato e messo a disposizione, parlo di Badelj, Brillante e Octavio». Tipica ironia fiorentina. Il problema, forse, è che questo pensiero circola anche nella mente dello stesso Montella. Come dire: ma cosa devo fare?   La Repubblica