Totò Di Natale non è un ragazzino e non parla a caso. Se dice: «Si gioca troppo e troppo spesso: non si riesce più a riposare», il capocannoniere dell'ultima A interpreta il pensiero di tanti. Non quello di Walter Sabatini, il ds della Roma, che assicura: «Credo che il campionato non abbia ritmi stressanti. Sono ragazzi e potrebbero sopportare impegni anche maggiori».
stampa
Stress da troppo calcio? Due pareri diversi
Totò Di Natale non è un ragazzino e non parla a caso. Se dice: «Si gioca troppo e troppo spesso: non si riesce più a riposare», il capocannoniere dell’ultima A …
Stress
Sull'allarme lanciato da Di Natale si è espresso anche il professor Antonio Dal Monte, fisiologo notissimo nel mondo dello sport. E lui smonta i calciatori: «Non credo che su di loro possa pesare lo stress da eccessivo impegno. La "macchina" di un giocatore è sollecitata meno rispetto per esempio a maratona e ciclismo dove l'atleta deve raggiungere livelli di resistenza molto più elevati. Nel calcio, di media una partita si recupera in tre giorni mentre per il rugby ci vuole almeno un settimana. Se poi parliamo di stress emotivo allora certo, può pesare». (...)
Non si tratta di sola partita...
E Massimo Pagani, direttore della scuola di medicina dello sport dell'università degli studi di Milano punta il dito sul rapporto tra richieste esterne e risorse individuali: «Resilienza e stress sono termini che ci aiutano: hanno a che fare con la misura della resistenza dei metalli, ma ormai vengono sfruttati per gli esseri umani. Si tratta di capire quanto un individuo riesca a gestire la situazione stressante piuttosto che andare verso un punto di rottura, che può essere diverso da persona a persona ma che dipende moltissimo dal carico a cui si è sottoposti, carico non solo legato agli allenamenti ed alle partite ma anche alla pressione dei tifosi e dai media. Serve sempre un momento di scarico, di stacco, altrimenti qualcosa si rompe: può arrivare un infortunio, a me viene in mente l'incidente di Ronaldo, ma si può sbagliare clamorosamente un rigore o reagire con un avversario, e penso a Zidane al mondiale. Sicuramente poter avere delle informazioni “mediche” sullo stress potrebbe essere utile».
Strumenti
Per misurare lo stress fisiologico, la stanchezza dal 2000 nello sport molti usano diversi sistemi e monitorano la heart rate variability. Molti club di A misurano i dati dopo ogni partita, ma il problema poi cambia faccia: fermare un giocatore in allenamento è facile, toglierlo dalla gara più complicato. «Ma avere indicazioni cliniche sul sistema nervoso autonomo è utile: è il “pilota automatico” che controlla il funzionamento dell'organismo ma è ben collegato con l'emotività. Si tratta di test utili ma anche molto specialistici. Il medico può essere utile lavorando in collaborazione con lo staff e in collegamento con Centri specialistici in grado di gestire anche i problemi legati allo stress, ma senza aspettative miracolistiche» conclude Pagani.
La Gazzetta dello Sport
© RIPRODUZIONE RISERVATA