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Prandelli: “Quel Fiorentina-Udinese fu drammatico…”

L'ex allenatore della Fiorentina e della Nazionale si racconta a Stadio

Redazione VN

L'ex ct e allenatore della Fiorentina Cesare Prandelli ha parlato in esclusiva al Corriere dello Sport Stadio. Questi i passaggi più importanti.

«Roma è un ricordo difficile e doloroso, per me. Credo che tutti mi capirono anche se, nonostante la situazione, qualcuno cercò di strumentalizzare. Manuela era ammalata e la decisione di accettare Roma l’avevamo presa insieme. I medici ci fecero capire che sarebbe occorso un ciclo di chemioterapia particolarmente invasivo. Sapevo che, in questo caso, Manuela avrebbe voluto restare a casa. Gli esami purtroppo furono come temevamo. Allora mi dimisi, era giusto, persino ovvio. Non potevo e non volevo lasciarla sola in quel momento».

Come si conquista il rispetto di una squadra?

«Per essere autorevoli non bisogna alzare la voce, anzi più abbassi i toni e più incidi. E poi, se stai sempre a gridare, che tensione determini nello spogliatoio? L’ingrediente fondamentale dell’autorevolezza di un allenatore, per me, è la competenza. Nel calcio è il sapere che rende forti».

Un momento drammatico, nello spogliatoio?

«Parecchi. Ricordo un Fiorentina Udinese in campionato. Perdevamo due a zero alla fine del primo tempo e lo stadio ci fischiò sonoramente. Io pensai: “E adesso che gli dico?”. Vidi Vargas che si toglieva la maglietta. Gli chiesi che faceva. Mi rispose: “Mister, io non ce la faccio, con tutti questi fischi. Mi dicono che sono costato a fare tredici milioni… mi sento umiliato». Lo guardai e gli dissi: “Rimettiti la maglia, ora vai in campo e fai un secondo tempo da tredici milioni di euro”. Non so se dipese da quella risposta, ma vincemmo la partita».

Parliamo delle sue dimissioni dalla Nazionale. Si è pentito?

«No, ma è una ferita aperta. Ancora aperta. Abbiamo fatto degli anni bellissimi. ... arrivammo in Brasile belli carichi. Sbagliammo completamente la partita con il Costarica. ... Ero io ad avere sbagliato il progetto tecnico, non c’erano storie. So che questo è un Paese in cui non è frequente l’assunzione delle responsabilità. Io ho sentito di farlo e mi sono dimesso».

Chi sono oggi i migliori talenti?

«Per me Berardi, Insigne, Saponara, De Sciglio. E ho ammirato quando Mihajlovic ha detto a un ragazzino di diciassette anni di entrare in campo. Che personalità, quel Calabria».

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