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Stadio: Kalinic conquista anche la Croazia. Ormai pensa in grande

Quando è arrivato Firenze, la città non si è mobilitata per accoglierlo al Franchi, in ventimila per applaudirlo e per invocare il suo nome...

Redazione VN

Quando è arrivato Firenze, la città non si è mobilitata per accoglierlo al Franchi, in ventimila per applaudirlo e per invocare il suo nome - scrive Stadio -. Lo aveva fatto, per Mario Gomez, quello bello come il sole, con il ciuffo e la moglie che sembrava uscita da miss Mondo. Per questo ragazzone che pareva «scappato» da Dnipro, massacrata dalla guerra e dai propri ricordi, la città è rimasta in dubbioso silenzio.

Lo ha guardato interdetta, con quella faccia un po' così, come hanno quelli che si trovano davanti all'occasione della vita. Con pochi sorrisi, anzi nessuno, bianco e un po' triste. Un extraterrestre alla ricerca del proprio sole calcistico. Pochi, Sousa certamente ma anche Pradè, ci avrebbero scommesso milioni di euro. Lo hanno fatto i Della Valle, cinque milioni. E per adesso hanno fatto strike.

Il tecnico portoghese usa Kalinic come fosse un... calibro. Chi vuol giocare deve battersi come fa lui, deve arretrare, accorciare la squadra, mettersi al servizio, fino a «sputare» l'anima. E questo vale per tutti. Kalinic è diventato la misura di Paulo Sousa, per questo l'ha voluto, per questo chi vuole il suo posto deve dimostrare di valerlo. Nelle gambe e nella testa, nella Fiorentina di oggi (vedi Babacar) e in quella di un possibile futuro (Mario Gomez): oggi, con il sorriso o senza, il centravanti della Fiorentina è lui.