Il Corriere dello Sport Stadio analizza la situazione di Giulio Migliaccio. E' il leader silenzioso della Fiorentina, il punto di riferimento della squadra intera. Arrivato alle ultime battute dello scorso mercato estivo in prestito dal Palermo, ci ha messo poco per sistemarsi al centro del programma viola. Simpatico e scherzoso nello spogliatoio, concentrato nel rettangolo di gioco ha conquistato la fiducia dei compagni. In passato ha provato tutti i ruoli, ad eccezione del portiere: ha cominciato come attaccante quando giocava nel Savoia insieme al fratello Vincenzo, e poi si è trasformato. Si è perfezionato nei contrasti, ha fatto della corsa e della resistenza uno dei suoi punti di forza, e ha lavorato tanto nei colpi di testa, raggiungendo oltre mezzo metro d'elevazione. E pensare che per il calcio ha deciso di lasciare le pentole in cucina, interrompendo gli studi come cuoco. La passione però gli è rimasta, così come la predilezione per la pasta con i ricci, la sua specialità.
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Migliaccio, il leader che non ti aspetti
Silenzioso ma carismatico, è il jolly della Fiorentina. Gavetta e passione
Dopo tanta gavetta ha detto di no a tanti club, mentre era al Palermo, rifiutando pure una montagna di denaro. Perché la sua famiglia, e la felicità collettiva, per lui vengono sempre prima di tutto: i soldi contano fino ad un certo punto. Lo avevano cercato di russi del Rubin, gli stessi che in inverno si sono fatti avanti per Facundo Roncaglia. Con educazione ha sorriso e declinato. Non appena è approdato in viola ha pure scritto una lettera di saluto ai tifosi del Palermo, come si usava ai vecchi tempi. Il suo motto, "Perseverando arrivi sempre dove ti prefiggi", è diventato un segno distintivo. La Fiorentina aveva bisogno di un jolly e Migliaccio ha risposto presente. Ha segnato pure un gol a Catania nell'ennesima gara disgraziata di questo avvio di 2013. A Roma, però, anche lui, leader silenzioso ha suonato la carica.
STE. RO.
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