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Sponsor Figc: il caso Juve

È stata una settimana micidiale, snervante, carica di veleni e culminata con il sit-in di protesta dei tifosi della Roma, davanti alla sede della Figc. Diciamola tutta: non sembrava propriamente …

Redazione VN

È stata una settimana micidiale, snervante, carica di veleni e culminata con il sit-in di protesta dei tifosi della Roma, davanti alla sede della Figc. Diciamola tutta: non sembrava propriamente di stare a un concerto di Vasco (più o meno 500 tifosi presenti), ma il punto è che attorno al calcio italiano tira un’aria strana, pericolosa, da allontanare in fretta.

Partiamo da sette giorni fa esatti: durante il derby di Torino l’arbitro Rizzoli non concede un rigore alla Juve per fallo su Llorente, non espelle Vidal per doppia ammonizione, non assegna ai granata un penalty limpido per atterramento di El Kaddouri da parte di Pirlo. I media si scatenano al grido di «è la solita sudditanza psicologica a favore dei bianconeri». Qualcuno ci va anche più pesante: «C’è del marcio a Palazzo». Noi di Libero non crediamo nei «complotti di Palazzo», ma in un pezzo impeccabile firmato da Tommaso Lorenzini rendiamo noto al grande pubblico un fatto reale: la Fiat sponsorizza la federazione con 3 milioni di euro all’anno (contratto quadriennale in scadenza alla fine di questa stagione). Anche la «Bassetti», azienda che fa capo a Gigi Buffon, è tra i benefattori della Figc. Da lì la domanda retorica: esiste un conflitto di interessi?

Il giorno dopo il noto giornalista Paolo Liguori, in una lettera aperta al nostro direttore, riprende e amplifica i contenuti dell’articolo di Lorenzini. Per lui il conflitto d’interessi è evidente secondo l’assunto «la federazione paga gli arbitri, ma la Fiat paga la federazione, quindi la Fiat paga gli arbitri». On-line si scatena l’inferno tra tifosi della Juve decisamente arrabbiati e supporters di fede diversa convinti dalle tesi di Liguori. Tra i sostenitori bianconeri decisamente indignati, anche il nostro collaboratore Luciano Moggi, che replica a Liguori.

Noi di Libero, invece, proviamo a spostare il mirino provando a parlare con il presidente della Figc, Giancarlo Abete. A lui rivolgiamo sei domande elementari che meritano una risposta per fare chiarezza e dissipare quei dubbi che minano la credibilità dell’istituto-calcio, nell’anno grottesco delle sanzioni ai tifosi per «discriminazione territoriale» (vedi striscioni dei tifosi giallorossi esposto ieri sera fuori dall’Olimpico: «Settori aperti a metà, l’ultimo stadio di un sistema che fa pietà»).

I primi due quesiti riguardano alcune dichiarazioni del designatore arbitrale Stefano Braschi, che proprio a inizio settimana si è detto soddisfatto dell’operato dei fischietti di casa nostra. Così Braschi: «Purtroppo gli arbitri sono sempre nell’occhio del ciclone, ma se andiamo a vedere, in 250 partite fin qui giocate, di errori veramente clamorosi ce ne saranno stati non più di cinque e le decisioni sbagliate degli assistenti sono appena il 2 per cento. Questo gruppo sta disputando un campionato molto buono». Anche Abete la pensa così? E poi, a proposito della questione sponsorizzazioni, le domande 3, 4 e 6 servono a far chiarezza sui milioni incassati dalla federazione da Fiat e Bassetti e utilizzati (anche) per pagare i componenti dell’Aia (Associazioni Italiana Arbitri). Singolare in particolare il fatto che la controllata della famiglia Agnelli sia allo stesso tempo «benefattrice» della Figc e «nemica» della stessa (da tempo la Juventus ha avanzato richiesta di risarcimento danni per 444 milioni per i fatti inerenti il processo denominato «Calciopoli»).

Infine la domanda numero 5: la sponsorizzazione della Fiat, in essere dal 2000 è stata interrotta solo nella stagione 2006/2007, ovvero quella successiva all’esplosione di Calciopoli. L’anno seguente è ripresa regolarmente. Perché? Attendiamo risposte.

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