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Sousa: “So di non poter piacere a tutti, ma a Firenze ho dato il massimo. Voglio restare in Italia”

Torna a parlare l'ormai ex tecnico della Fiorentina Paulo Sousa al settimanale Sport Week: "Ho dato ai miei ragazzi la gioia di venire ad allenarsi con la consapevolezza di poter competere ad alti livelli"

Redazione VN

L’ex allenatore della Fiorentina Paulo Sousa ha rilasciato una lunga intervista al settimanale SPORT WEEK dove si racconta e parla sia del suo passato in viola che del suo futuro professionale. Questi i passaggi più importanti: “Juve e e Real si assomigliano molto però l’ambizione della Juve farà la differenza. Nel Real potrebbe essere sicuramente determinante Ronaldo, ma nei bianconeri vedo bene Bonucci. Quando ero alla Juve avevamo un gruppo fantastico, quando abbiamo vinto la Champions mi ricordo tutto perfettamente: portai la coppa ai miei familiari che erano venuti a vedermi. Alla Juve ho imparato a comunicare, perché ero molto timido e grazie ai compagni mi sono un po' aperto.

Vivo il calcio sempre con molta passione da quando ero piccolo: invece di interessarmi alle auto come voleva mio padre, giocavo con la palla. Nonostante la bellezza di Firenze, anche in Toscana sono andato a vivere fuori città, nel Chianti, perché amo la natura e la filosofia zen.

L’essere umano non è mai pienamente soddisfatto di sé stesso e del proprio lavoro. Però ho la fortuna di vivere con il calcio e di avere una moglie che comprende questo. La parte migliore del calcio restano i giocatori e la loro voglia di emozionare la gente, e da allenatore cerco di fare lo stesso.

Firenze non mi ha capito? So di non poter piacere a tutti, non ce l’ha fatta neanche Gesù. Però fa piacere vedere riconosciuti gli sforzi. Dal 2008 ho cambiato molte squadre? Ho voluto solo gettare le basi della mia carriera: sono partito dalla serie B inglese per passare in Ungheria, in Svizzera, fino ad arrivare alla serie A italiana. Adesso intendo rimanere in Italia, Mourinho ha detto che questo campionato è il più difficile tatticamente, per questo è così stimolante. Voglio restare qui se possibile.

Cosa è successo alla mia Fiorentina? Penso di aver lavorato bene a Firenze, sono riuscito a far crescere i miei giocatori: per me il giocatore è un processo di crescita, non un progetto. Ho dato ai miei ragazzi la gioia di venire ad allenarsi con la consapevolezza di poter competere ad alti livelli e in una città che fa della cultura e della bellezza un vanto, ho lasciato un po’ di arte anch’io. Principalmente nei miei giocatori”.

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