Firenze ha imparato a conoscere Paulo, filosofo metropolitano e studioso di calcio. Sousa predica come un saggio, non solo sul pallone: pare gli piaccia il cinema e prima di questo debutto contro la Juve, sua vecchia casa per due anni, ha azzardato il paragone. Questo campionato sarebbe un gran bel thriller e la viola vorrebbe una particina, ma la prima partita della stagione ha detto che il film dovrebbe avere il solito attore protagonista. Più che noir, bianco-noir. Eppure la Fiorentina esce dalla prima di campionato con uno strano sapore: nel primo tempo ha girato un noioso B-Movie, mentre nel secondo ha alzato un po’ i giri del motore. Non una pellicola da Oscar, per carità, ma il vero thriller per lo Stadium è stato il gol di Kalinic: «Siamo vivi, abbiamo coraggio e l’ambizione di essere pericolosi anche contro una squadra che vuole vincere in Europa – ha commentato il tecnico a fine partita –. Piano piano, nelle difficoltà, abbiamo cercato di giocare fino a a dominare, a pareggiare e a pensare di poter vincere. Un rimbalzo è andato bene ai nostri avversari e hanno vinto loro, ma nel secondo tempo avremmo meritato».
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Sousa: “Dopo il pari pensavo di vincere” E su Chiesa…
"Chiesa è un ragazzo di grandissime capacità, pure tecniche e tattiche. Cerchiamo di aiutarlo a integrarlo il più presto possibile nel gruppo
Alla prima della stagione la benedizione del portoghese è caduta su un giovanotto di belle speranze e dal cognome già sentito a Firenze. Ieri Sousa, un po’ a sorpresa, ha mandato nella mischia dall’inizio Federico Chiesa, figlio di Enrico, l’attaccante che lasciò ricordi felici in viola. Faticatore più che raccomandato: il baby Chiesa è cresciuto un po’ alla volta, lo scorso anno era nel giro dell’Under 19 (ma non nei 18 per la fase finale), poi la promozione in prima squadra e le coccole dell’allenatore. Del resto, anche ieri ha mostrato certi colpi da Enrico, che ha castigato la Signora otto volte in carriera (due in viola): una punta esterna che salta bene l’uomo, anche se Sousa d’estate lo ha provato spesso e volentieri da interno. Aggiungere la sfacciataggine dei 18 anni, personalità abbondante che lo ha portato a caricare a testa bassa nella tre quarti affollata: «Sta lavorando bene dall’inizio della stagione – ha ammesso il portoghese –: è un ragazzo di grandissime capacità, pure tecniche e tattiche. Cerchiamo di aiutarlo a integrarlo il più presto possibile nel gruppo perché ha tutto per diventare un giocatore importante e una bandiera per questa Fiorentina». Ci fosse stato Borja, difficilmente avrebbe giocato e la mancanza dello spagnolo, sedotto con una certa insistenza dalla Roma, si è sentita abbastanza. Sul tema prima ha fatto ordine il d.s. viola Pantaleo Corvino: «Vogliamo tenere tutta la rosa». Poi Sousa ha aggiunto dell’altro: «Ha provato ad esserci, ma non era in condizione e non sono preoccupato che possa andare via». E, in ogni caso, l’idea è quella di cambiare un po’ lo spartito rispetto al passato prossimo: «Vogliamo essere una squadra diversa dall’anno scorso e, nonostante le difficoltà a Torino nella prima parte, l’abbiamo dimostrato».
La Gazzetta dello Sport
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