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Repubblica: Sousa a muso duro sul caso Kalinic

Il tecnico replica alle voci sull'incontro con l'attaccante

Redazione VN

"Mercato manipolazioni, distrazioni, rancori. In questo tormentato avvio di 2017 - scrive la Repubblica Firenze - c’è stato di tutto. Tranne il calcio. Colpa (anche) della neve, che ha causato il rinvio della gara col Pescara, ma non solo. Il caso Kalinic, da Natale in poi, ha fagocitato il mondo viola. Della gara col Chievo (oggi in un Franchi quasi deserto alle 17.30) nessuno si è interessato. Eppure, la lezione dello scorso anno, dovrebbe essere ancora ben presente nella mente della Fiorentina. Un’occasione grande come una casa buttata via nel peggiore dei modi. Allora, negli ottavi di Coppa Italia, i viola affrontarono il Carpi e ad attenderli c’era un’autostrada verso la finale. Invece no. La banda di Sousa riuscì a perdere (in casa) contro la formazione di Castori, con tanti saluti ai buoni propositi. Stavolta, sarebbe bene evitare scivoloni del genere. Anche perché la classifica, in campionato, non è incoraggiante. Anzi. Nono posto, col quinto (che ad oggi vale la qualificazione alla prossima Europa League) lontano nove punti. Tanti. Forse troppi per immaginare una rimonta. Per questo, la Coppa Italia, rischia di diventare l’unica porta verso l’Europa. E pazienza se quest’anno il tabellone è complicato. Eliminando il Chievo, i viola nei quarti dovrebbero affrontare (al San Paolo) il Napoli, mentre quasi certamente in semifinale troverebbero la Juventus. Roba dura, ma vale la pena provarci.

Paulo Sousa lo sa e, in mezzo a tante polemiche, ieri ha provato a spiegarlo. «L’attenzione dovrà essere massima – ha detto – perché noi vogliamo arrivare in fondo a questa competizione». Eppure, lo stesso portoghese, ha contribuito a guardare altrove. Al caso Kalinic, per esempio. Sulla possibile cessione l’allenatore ha scelto il catenaccio («io penso ad allenare »), ma sul contorno (ad esempio il suo colloquio col croato) è andato giù duro. «È tutto inventato – ha attaccato – come accade spesso quando parlate (riferito ai giornalisti ndr) di me». Poi, l’affondo. «Certi personaggi dicono e scrivono certe cose perché vogliono far credere di essere informati e soprattutto per manipolare i nostri tifosi». Con buona pace della società che, da mesi, predica unità tra tutte le componenti. Difficile capire, in realtà, cosa ci sia (o ci sarebbe) di strano nel parlare con un proprio calciatore.