Ai più è sfuggito che a Los Angeles, alla cerimonia di consegna degli Oscar, un altro italiano ha alzato la statuetta dei sogni: Gervasoni. Sì, proprio lui, premiato per i migliori effetti speciali. Un premio sudato e meritato. Senza dubbio. Lo stesso Gervasoni, nel ritirare la statuetta, ha voluto ringraziare i produttori Nicchi & Braschi e coloro che lo hanno ispirato: Moira Orfei, Pippo Franco e Mario Merola. Secondo i critici americani il premio a Gervasoni va inteso anche come riconoscimento alla grande commedia all’italiana.
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Sorrentino e il sequel della Grande Bellezza
L’incipit del Viola Pop di Benedetto Ferrara
Ma mentre l’Italia virtuale si scannava sui social per dire di tutto e di più sulla “Grande bellezza” (soprattutto quelli che non lo avevano visto), Sorrentino, ottimo regista ma portiere così e così, annunciava la trama della prossima pellicola, che sarà una specie di sequel proprio del film premiato negli States e avrà come sfondo sempre le notti romane e i suoi nuovi protagonisti.
In primo piano un brillante politico, per la prima volta in trasferta premio. Un piccolo ufficio a palazzo Chigi e tanta voglia di vivere, brindare e inaugurare. Genio Giani (questo il suo nome di fantasia, nel film) nel giro di pochi mesi diventa protagonista della movida e dei salotti degli intellettuali che contano (soprattutto le bottiglie vuote di champagne). La prima scena è epica: sul remix del tuca tuca, Genio balla con Cirino Pomicino su un tavolo, mentre D’Alema esce da una torta e da lontano il suo vecchio amico e rivale Jep Nardella lo guarda con distacco e un velo di invidia, lui che dovrà tornare col Frecciarossa a Santa Maria Novella e discutere con l’assessore alla mobilità il modo di cambiare un po’ di sensi nell’Oltrarno.
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