Il ballerino di flamenco e di fascia desaparecido è riapparso a pochi passi dall’Arena di Verona e a un certo punto ha messo in scena un numero dei suoi: dribbling con palla calciata sull’ultimo millimetro di campo possibile. Un cross da virtuoso puro. Applausi per Joaquin Sanchez Rodriguez, il tornante costretto a tornare davvero, perché nel 3-5-2 se giochi esterno sono affaracci tuoi. Montella avrà usato altre parole, ma il senso era questo: se vuoi giocare devi andare su e giù come un giovane terzino coi piedi buoni, anche se sei uno stagionato attaccante esterno coi piedi buonissimi. Nessun problema per il torero. Missione compiuta: lo spagnolo è il pezzo meglio. Un primo tempo attento, un secondo più coraggioso. Joaquin domina la fascia e gioca molti palloni, ricordando a tutti cosa significhi avere in squadra un esterno che salta l’uomo perché conosce la parole dribbling. Oltre a Cuadrado, si intende, che però per cause di forza maggiore ogni tanto viene convocato come secondo punta, che non è proprio il suo ruolo, ma di questi tempi una scelta del genere ci può stare, e comunque il colombiano l’ha messa dentro e questo può bastare.
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Sorpresa Joaquin, il torero corre ancora. L’ultima carta in più di Montella
A Verona applausi per Joaquin Sanchez Rodriguez, il tornante costretto a tornare davvero. L’incipit di Ferrara
Però, diciamocelo, dopo la vittoria di Verona e aver rivisto Joaquin fare belle cose dalla sua parte costringendo Hallfredsson a un lavoro pesissimo, tutti si sono fatti più o meno la stessa domanda: ma dove accidenti era finito l’ex fenomeno della Liga, quello che da ragazzo era una vera stella e che il Valencia, nel 2006, pagò 25 milioni di euro, cioè una cifra record per la sua storia? Beh, se ascoltate le voci ufficiose vi diranno che Joaquin ha attraversato un periodo così e così dal punto di vista della condizione fisica. Una spiegazione che convince fino a un certo punto: 178 minuti giocati dall’inizio del campionato ad oggi sono davvero pochi. E lo spagnolo non è nemmeno nella lista Uefa, per cui l’Europa lui se la vede in tribuna al Franchi o a casa davanti alla tv.
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