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Soldi e asciugamani «Così Bertani riprese 40mila euro»

Quei 40 mila euro nascosti negli asciugamani e lasciati in consegna all’ignaro portiere dell’albergo… Spulciando gli atti preparati dalla Procura federale si scoprono storie che sembrano uscite dalla sceneggiatura di …

Redazione VN

Quei 40 mila euro nascosti negli asciugamani e lasciati in consegna all'ignaro portiere dell'albergo... Spulciando gli atti preparati dalla Procura federale si scoprono storie che sembrano uscite dalla sceneggiatura di un film, come quella riferita al tentato tarocco di Novara-Ascoli. Gli Zingari vogliono un «over» e tramite Carlo Gervasoni incontrano Vittorio Micolucci. Le cose non vanno a buon fine (il match finisce 1-0 invece dei 3 gol richiesti) e allora bisogna restituire il denaro ad Almir Gegic (tuttora latitante), secondo gli inquirenti uno dei capi della banda. Serve un contatto sicuro. Il nome indicato è Cristian Bertani, attaccante del Novara. Le sorprese non finiscono qui. Davanti agli 007 federali, le indicazioni date da Gervasoni sono confermate e ampliate da Micolucci. Vediamo come.

Lo scambio delle maglie

L'ex centrocampista dell'Ascoli si dimostra ancora fondamentale per l'inchiesta: la scorsa estate era stato lui il primo a pentirsi, permettendo agli investigatori d'incastrare Gervasoni e gli Zingari e aprendo l'infinito pozzo delle combine. In quella occasione, però, il giocatore non aveva raccontato tutto, omettendo alcuni passaggi. Una scelta comune ai pentiti (rivelazioni a rate): Palazzi ha deferito di nuovo Micolucci, ma la sua piena collaborazione dovrebbe ridurre al minimo la seconda squalifica (sta scontando 14 mesi) grazie al patteggiamento. Ma torniamo ai soldi da restituire. Così Micolucci durante l'audizione: «Gegic mi disse che nel caso non si fosse realizzata la combine avrei dovuto restituire la somma a una loro persona di fiducia. Indicarono Bertani. A fine gara mi diede il numero del cellulare per accordarci sulle modalità. Il giorno dopo gli invia questo sms: "Ti ho lasciato le maglie in albergo". Eravamo infatti ancora alla "Bussola" per il ritiro post partita. Bertani mi chiamò subito, dicendomi che era fermo con la sua auto dietro il pullman dell'Ascoli. Aspettava la nostra partenza per andare a ritirare il pacco. Avevo messo i 40 mila euro dentro degli asciugamani e poi consegnato la busta al portiere dell'hotel. Gli chiesi di tenerla perché all'interno c'erano delle magliette da consegnare a Bertani. E sarebbe passato a ritirarle. Poco dopo mi contattò: aveva recuperato i soldi...».

Gli amici di Bertani

L'ex attaccante del Novara (ora gioca nella Sampdoria) davanti a Palazzi ha negato ogni addebito, ammettendo di conoscere Gervasoni da 20 anni, ma sostenendo che dopo il coinvolgimento nel calcioscommesse (giugno 2011) aveva smesso di frequentarlo. Racconta Bertani, però, di un incontro a Genova con la moglie di Gervasoni: «Mi disse: "ho paura di lui, non so chi è veramente: è impazzito". Aggiungendo che aveva chiesto soldi a Guarente (ora al Siviglia, ndr), loro testimone di nozze, per far fronte alle spese degli avvocati. Anche a me aveva fatto la stessa richiesta...». Gli 007 federali, però, ritengono assolutamente attendibile Gervasoni. Anche quando parla di Bertani e dei suoi compagni del Novara. Scrivono: «Le dichiarazioni rese sono ancora una volta autoaccusatorie, ma soprattutto il crisma della veridicità è dato dalla dovizia dei particolari e il riferimento preciso ai calciatori del Novara, nei confronti dei quali non è emerso alcune motivo di risentimento da parte di Gervasoni o un qualsiasi interesse dello stesso a coinvolgere tali persone. Non è pensabile che tali dichiarazioni siano state rese in preda a un delirio calunniatorio. E su Bertani ci sono anche i pieni riscontri dati da Micolucci». In questo quadro matura, secondo l'accusa, la combine su Chievo-Novara di Coppa Italia. Gli zingari vogliono sempre un over e si affidano a Bertani che secondo Gervasoni aveva ricevuto una «scheda sicura» da Gegic, incontrato in un bar a Legnano. L'attaccante, però, sa di non giocare e allora deve confidare sull'apporto di alcuni colleghi. Palazzi ritiene di avere prove a sufficienza per incastrare Nicola Ventola, Alberto Fontana e Shala. Un gruppo considerato «amico», come riferisce Drascek (altro calciatore del Novara, estraneo a questa combine) che aggiunge un particolare importante: Shala aveva problemi economici e chiedeva prestiti ai compagni. Tutti i giocatori durante le audizioni hanno respinto le accuse, ma per gli uomini di Palazzi le cose stanno diversamente tanto che Ilievski (l'altro capo degli zingari, anche lui latitante) piomba nell'albergo di Verona dove era in ritiro il Novara. Lo fa per trattare direttamente il tarocco e magari consegnare i 150 mila euro. La procura ricorda come in quella gara ci furono alcuni episodi sospetti: un quasi autogol di Ventola (prese la traversa) e un tentativo di rigore da parte della difesa del Novara. Che comunque perse 3-0, il risultato gradito agli Zingari...

La Gazzetta dello Sport