Anche oggi uscirà dal tunnel di Marassi con al collo quello sciarpone che lo fa sembare unTuareg che ha sbagliato deserto, una cappelliera per turbanti. Che personaggio che è a modo suo Sinisa Mihajlovic da Vukovar! Famoso da giocatore per i suoi calci di punizione a 165km all’ora che sembravano meteoriti (prima di venire colpiti da un suo tiro in barriera i gemelli Filippini erano un’unica persona) e per il suo carattere da duro condito da sputi a Mutu e risse con Vieira, anche da allenatore ha cercato sempre di lucidare questa fama di uomo di carattere alla Chuck Norris.
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Sinisa il duro a tutti i costi
Anche oggi uscirà dal tunnel di Marassi con al collo quello sciarpone che lo fa sembare unTuareg che ha sbagliato deserto, una cappelliera per turbanti. Che personaggio che è a …
Così a Firenze, dapprima minacciò di prendere a calci nel sedere mezza squadra; poi andò sotto la tribuna dai tifosi a redarguirli come farebbe un buttafuori in discoteca; quindi in ogni conferenza stampa buttava là due o tre parolacce tanto per far capire con chi si stava parlando. C’è da ipotizzare con sgomento che se quella sera col Novara invece di Delio Rossi fosse stato lui a impazzire in panchina, oggi Ljajic avrebbe gli stessi lineamenti di Ribery. Un campionario basic del personaggio di temperamento che non mostra paura, altro che le citazioni dotte di Dante e della Divina Commedia, come ama invece fare ora a Genova.
Il guaio è che a Firenze, con i suoi pantaloni a tubino stretti alla caviglia che sembrano calzati col corno, Sinisa da Vukovar non riuscì mai ad essere un letterato del pallone, tantomeno ad allargare il cuore della tifoseria viola. Non solo il suo calcio più che allo champagne rimandó all’acqua di pozzanghera, ma anche quell’ardimento di squadra, quel lottare col coltello fra i denti che ci si sarebbe aspettato dai viola, latitò. Anzi: mancò del tutto. E i tifosi, in quella Fiorentina noiosa e monocorde come l’ultimo album di Guccini, più che gli occhi della tigre videro le orecchie del coniglio. Può capitare. Così oggi, i tifosi viola se lo ritroveranno davanti a guidare dalla panchina la Samp dopo essere subentrato proprio a Delio il cazzottatore a vuoto. Magari, vista la condizione psico-fisica, dopo aver fatto risorgere il Milan, i viola del poetico Montella riusciranno a trasformare l’acqua in vino, facendo diventare il prosaico Sinisa un allenatore da calcio spettacolo. Può succedere. E’ il fascino perverso e meraviglioso di questo sport cinico e dolce. L’ultima rappresentazione sacra dei nostri tempi, diceva Pasolini. L’augurio, fra la tante variabili possibili, è che alla Fiorentina non tocchi proprio la via crucis.
Stefano Cecchi - La Nazione
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