Sei ore per blindare l'attendibilità di Filippo Carobbio, per giocare di sponda e capire se le rivelazioni del super pentito rese al pm di Cremona sulle combine del Siena di Conte e Mezzaroma possono davvero costituire l'anima dell'accusa nel prossimo processo sul calcioscommesse, quello che vedrà partire i deferimenti entro un paio di settimane e che a fine luglio prenderà in esame le responsabilità dirette. L'attacco frontale sui presunti «tarocchi» dei toscani contro Novara e AlbinoLeffe ha fornito due versioni contrapposte dalle quali non ci si schioda: quella che, seppure con numerose pause e riflessioni, il pentito ieri ha confermato per intero davanti ai federali, e cioè la famosa riunione tecnica pre-Novara nella quale Conte avrebbe detto ai suoi di «stare tranquilli». E quella degli altri otto tesserati ascoltati, tutti sedicenti estranei ai fatti. È la settimana della verità per Antonio Conte: c'è un rischio di reato associativo per la partita del Novara, un rischio omessa denuncia per quella con l'AlbinoLeffe, ma di patteggiamento alla Juve non si vuol sentir parlare. C'è, semmai, uno studio frenetico delle carte per entrare nel merito. E non tanto per smontare la credibilità del pentito, tattica che, ultime sentenze alla mano, pare non pagare. Quanto, semmai, per svincolare la figura del tecnico dallo specifico degli episodi citati: pentito a parte, niente prova le parole di Conte nella riunione tecnica e nessuno ha confermato che sapesse dell'incontro nel parcheggio con gli esponenti dell'AlbinoLeffe. I federali hanno provato imboccando una terza via, più indiretta. La partita su cui si sono concentrati è quella col Varese; Carobbio con i federali non ne aveva mai parlato. Ne ha tratteggiato il «pre» alla procura di Cremona indicando nel presidente Mezzaroma il «deus ex machina» della combine e citando l'ex compagno Ferdinando Coppola, non a caso convocato per oggi in Figc. «Qualche giorno prima della partita Siena-Varese — si legge nel verbale di Carobbio — Coppola entrò negli spogliatoi sbiancato in volto rappresentandoci che poco prima, all'esterno degli spogliatoi, era stato avvicinato da una persona vicina al presidente che gli aveva chiesto se c'era la possibilità di perdere la partita. Questa persona gli aveva detto che il presidente intendeva scommettere o aveva scommesso sulla nostra sconfitta. Intendo riferirmi al presidente Mezzaroma. La squadra oppose un netto rifiuto suggerendo al Coppola di rappresentare a chi lo aveva contattato di non aver voluto riferire la proposta ai giocatori. Ribadisco che il Coppola era quasi sconvolto». E proprio la deposizione dell'ex portiere dei toscani può costituire la prova incrociata che dà forza a Carobbio e alle sue tesi. Ieri gli 007 di Palazzi hanno chiesto uno sforzo al pentito per carpire altri particolari della ricostruzione, altri dettagli da sottoporre a Coppola. Se la verità di Carobbio ne uscisse rinforzata, per Mezzaroma e Conte sarebbe dura dimostrare che invece non è credibile quando parla di loro. Ieri in Figc, fino a notte, ha parlato anche Andrea Masiello sui tarocchi del Bari. Invece alla procura di Cremona, l'ungherese Laszlo Strasser ha confermato la struttura dell'organizzazione internazionale dedita alle combine, così come l'avevano tratteggiata gli inquirenti, con la testa a Singapore e le braccia (degli zingari e, da un certo punto in poi, degli ungheresi) in Italia: Strasser non ha parlato di partite, ha confessato di aver incontrato Gegic, Ilievski, Bressan e Bellavista, ha ammesso di essere un factotum dell'organizzazione, che lo ha premiato negli anni con quattro «gite premio» a Singapore.
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Siena-Varese, test sull’attendibilità di Carobbio
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Corriere della Sera
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