Sono purtroppo sempre meno quelli che possono raccontare di averlo visto giocare e comunque il giudizio è sempre lo stesso da 56 anni, cioè da quando se ne andò da Firenze a causa della saudade e della morte del padre: il più grande mai visto con la maglia viola. Più di Hamrin, Antognoni, Baggio, Batistuta e non rimane che credere loro sulla parola perché esistono pochi filmati di quel calcio che proprio non esiste più.
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Sfida al Palmeiras per l’altra coppa. Nel nome di Julinho
Il presidente brasiliano ha istituito una Coppa nel nome del grande campione, doppio ex della gara
Julinho morì nel gennaio di quattordici anni fa, ma nella memoria dei tifosi è come se ci fosse sempre e tra una settimana esatta sarà il protagonista allo Stadio Palestra Italia di San Paolo, quando alle due di notte italiane scenderanno in campo Fiorentina e Palmeiras, cioè le sue squadre. Tre stagioni indimenticabili in riva all’Arno e poi nove nella squadra forse più italiana del Brasile, con altri tre scudetti vinti da protagonista. E quando era dall’altra del (nostro) mondo Julinho soffrì della saudade alla rovescia. Febbraio 1997, trasmissione televisiva con i Campioni d’Italia del 1956, collegamento quasi miracoloso con San Paolo. Furono cinque minuti che restarono nella storia perché «Julio» non riusciva proprio ad andare avanti con Sarti, Chiappella, Magnini e gli altri amici: piangeva a dirotto, aveva Firenze nel cuore, forse era pentito di essere partito così presto.
Allo stadio il 30 luglio ci saranno tutti i suoi cinque figli compreso il più grande, Luiz Carlo, che si vede in un prezioso servizio della Settimana Incom del 1956 mentre osserva la madre che cuce lo scudetto sulla maglia viola numero 7. A San Paolo c’è anche una scuola a lui dedicata, che sarà visitata dalle due dirigenze e dove lavorano oggi alcuni dei suoi ragazzi, con una sezione che lo racconta con articoli e cimeli. Manca solo la maglia verde oro del 1958 di Campione del Mondo perché il selezionatore Feola decise di non chiamare chi giocava all’estero, ma per Julinho avrebbe fatto volentieri un’eccezione, fu però lui a dire di no «per non portare via il posto ad un altro». L’altro per la cronaca era un certo Garrincha. Un signore, nel campo e nella vita. Prima di prendere l’aereo per l’Italia passò tre campionati consecutivi senza mai essere ammonito e soprattutto senza reagire ai numerosi falli che inevitabilmente subiva per il quel modo spettacolare di giocare. È quasi strano parlare del campione e della sua vita in Brasile perché nei ricordi dei vecchi frequentatori dell’allora Comunale è come se il mondo si fosse fermano alla sua tristissima partenza al termine del campionato 57/58, ma Julinho aveva solo 29 anni e continuò quindi a giocare a lungo come sapeva, cioè splendidamente.
Non è un caso che sia prevista la presenza di un’ottantina di «amici di Julinho» che assisteranno alla partita con una maglia che avrà lo stemma di Palmeiras e Fiorentina ed esporranno uno striscione rievocativo. E l’attuale presidente del club brasiliano Paulo Nobre ha deciso di istituire una Coppa Julinho Botelho che andrà alla formazione vincitrice della sfida e sarebbe bello vedere quel trofeo esposto nel viale Fanti.
David Guetta - Corriere Fiorentino
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