Serio, ambizioso, educato, umile, colto, mediatico, serio, intelligente e anche un po’ furbo: Paulo Sousa si presenta nel modo migliore, con l’accento e il ritmo della sua terra, quello che ci ricorda un meraviglioso numero dieci che abbiamo amato con violenza. La sua prima apparizione fiorentina è mediaticamente perfetta, anche perché a lungo studiata con l’ufficio comunicazione. La premessa è evidente: Paulo Sousa allenerà una squadra reduce da tre quarti posti consecutivi, la linea della società non può andare a sbattere contro il passato per ovvie ragioni. Quindi solo belle parole per Vincenzo Montella, che pare essere sparito all’improvviso a causa di un sortilegio di una strega malvagia. Insomma, c’è un po’ di imbarazzo negli occhi dei dirigenti presenti, quelli che, diciamocelo, avrebbero anche fatto a meno di cambiare l’allenatore. Ma è andata così, e quindi pensiamo all’oggi e al domani, come è giusto che sia. E allora ecco un tencico quarantenne dal capello brizzolato e l’aria saggia, uno che si presenta bene e che cita Tabucchi e Pessoa.
stampa
Serio, ambizioso e furbo. Voglia di conquistare, ma senza rivoluzioni
L’analisi di Benedetto Ferrara il giorno dopo la presentazione del nuovo tecnico viola Paulo Sousa
Lo fa con garbo, girando intorno alla sostanza delle cose con grande gestione delle parole: coraggio, risultati, lavoro, umiltà, entusiasmo, passione, ambizione, emozione. Ecco, se cerchi di capire cosa sarà la sua Fiorentina inizi a immaginare scudetti e Champions League. Poi però torni alla realtà e alla fine la domanda è automatica. Per la serie: sì, sì, ok, ma chi si compra? E Salah resta? E allora Sousa, che giustamente ha appoggiato il trolley sulla terra di Firenze da poco più di un’ora, cerca le risposte negli occhi dei suoi dirigenti che, nonostante di lingua italiana, le parole le trovano meno facilmente dell’amico portoghese.
L'articolo completo di Benedetto Ferrara in edicola su La Repubblica
© RIPRODUZIONE RISERVATA