stampa

Se la maglia racconta. E fa mercato

Una maglia per amico. Leggera, moderna, hi tech, magari mimetica come ha scelto il Napoli, insomma che faccia discutere. È l’ultima frontiera del calcio moderno. L’evoluzione non c’è stata soltanto …

Redazione VN

Una maglia per amico. Leggera, moderna, hi tech, magari mimetica come ha scelto il Napoli, insomma che faccia discutere. È l’ultima frontiera del calcio moderno. L’evoluzione non c’è stata soltanto in campo, ma anche fuori: se dentro il rettangolo verde con il passare degli anni il gioco è più veloce e i contatti si sono raddoppiati, fuori l’invadenza del marketing ha raggiunto livelli a volte preoccupanti. Spesso e volentieri la terza maglia è uno spot che non richiama né i colori né la storia di un club. Quella della Fiorentina, stavolta bella, è nera, ma in passato è stata gialla o rossa. Quella della Juve, per fare un esempio, è blu.

La voglia di stupire nasce dall’esigenza di cambiare ad ogni costo e quante più volte possibile per tenere vivo un mercato che da noi soltanto negli ultimi anni ha registrato qualche sussulto, ma è marginale rispetto ai grandi club europei come Manchester United e Real Madrid. Non c’è l’abitudine ad andare allo stadio indossando la maglietta del club. Senza contare che, spesso, i tifosi acquistano quelle false che costano un terzo.

Sono cambiati i tempi e anche le situazioni. Il calcio non è più in bianco e nero e la maglietta non è più di lana, che dopo una partita sotto la pioggia poteva arrivare a pesare qualche chilogrammo. Ora sono tecnologiche, anti strappo, anti presa anche, come quelle studiate qualche anno fa dalla Puma per la Nazionale.

Oggi contro l’Atalanta, i giocatori della Fiorentina ne indosseranno una speciale, molto simile a quella tradizionale viola, ma con il logo celebrativo di «Firenze Capitale» di cui, proprio in questi giorni, corre il centocinquantesimo anniversario. Una maglia suggestiva, sobria, con la scritta Firenze Capitale sul lato sinistro dentro un quadratino bianco. Sarà una «limited edition», una rarità, come è successo in occasione della finale di coppa Italia, lo scorso 3 maggio a Roma contro il Napoli. Maglie che scateneranno i collezionisti, ma che ingolosiscono anche i semplici appassionati. Un’occasione per cambiare, variare, guadagnare un po’ di soldi.

La Lazio per esempio ha messo sul mercato quella speciale per il centenario dalla nascita di Silvio Piola e solo qualche settimana fa ha indossato quella suggestiva con cui negli anni ‘80 si salvò in B da meno nove. Il marketing è la nuova frontiera, in attesa degli stadi di proprietà, per migliorare il bilancio e riequilibrare i costi.

La maglia di «Firenze Capitale» è un’occasione per chi si sente fiorentino dentro, perché la squadra è il simbolo della città e la città ha la sua storia. Ha avuto un discreto successo quella bianco e rossa, spezzata, la prima maglia della Fiorentina nel 1926 che riprende i colori della città. I Della Valle l’hanno riproposta due volte negli anni come terza maglia, una scelta di cuore che ha avuto un discreto risultato nei negozi anche se poi è stata usata sempre con parsimonia perché Montella in campo preferisce che i suoi utilizzino divise a tinta unite (questione di velocità nei passaggi, si dice). E ai tifosi piacciono tantissimo i pantaloncini neri con la maglia viola, come negli anni di Antognoni. La Fiorentina li ha indossati la sera della vittoria per 3-0 contro l’Inter e li ha abbandonati dopo la sconfitta con la Lazio la settimana dopo. Perché la nuova frontiera del marketing va bene. Ma la sana vecchia scaramanzia alla fine vale di più.

Corriere Fiorentino