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Scandalo Genoa: Sculli, un uomo solo che ha fermato i prepotenti

«Questa maglia è mia». Giuseppe Sculli è abituato a guardare dritto negli occhi chi lo affronta, è scaltro, litigioso e tignoso, ma anche indomabile, sfrontato e generoso. E’ nato a …

Redazione VN

«Questa maglia è mia». Giuseppe Sculli è abituato a guardare dritto negli occhi chi lo affronta, è scaltro, litigioso e tignoso, ma anche indomabile, sfrontato e generoso. E' nato a Bruzzano, un paese della Locride, è cresciuto calcisticamente nella Juventus, ma si sente genoano. (...) Ieri ha preso per mano la squadra nel suo momento più difficile, quando oltre all'umiliazione sportiva stava subendo quella ancor più pesante sul piano personale, è divenuto guida, esempio per tutti. Lui la maglia non se l'è tolta. Proprio no. Mentre infuriava la contestazione, partita non per caso proprio appena Malesani lo ha sostituito con Kaladze, era fermo a metà campo, la testa bassa, la mano sulla fronte, come a cercare di lenire quel dolore che saliva da dentro improvviso, feroce. Ha visto gli altri spogliarsi, ha osservato Mesto, ultimo ad arrendersi con le lacrime agli occhi. Non ha ceduto, ha detto no.

«Lasciateci giocare»

Beppe è partito deciso, con la 81 rossoblù sulle spalle, diretto verso il fulcro della contestazione. Determinato come quando punta la porta palla al piede. Qualcuno ha provato a dissuaderlo, dagli ultrà è arrivata qualche minaccia: ha allargato le braccia, ha fatto segno che voleva parlare, si è arrampicato sopra il tunnel che porta agli spogliatoi. Un capo rivolta gli ha intimato di cedere la maglia, lui si è girato di scatto: «E' mia, non me la tolgo», senza ammettere repliche. Poi ha parlato con il capo avvicinandosi per farsi sentire, quasi in un abbraccio pericoloso, il collo di Sculli è stretto in una morsa: «Lasciateci giocare, se non lo facciamo prendiamo anche una penalizzazione. Senza maglie non si può». C'è sempre qualcuno pronto ad aiutare gli audaci, all'improvviso sul tabellone appare un risultato: Lazio-Lecce 1-0 Matuzalem. Un segno di speranza. Sculli sorride, scende, torna indietro, parla con Rossi, il capitano a cui era toccato il compito peggiore: far svestire le maglie. Adesso si gioca, può restituirle. (...)

La Gazzetta dello Sport