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Salah, storia d’amore soldi, tweet e tradimenti. Aspettando la Fifa…

Garcia medita una via di fuga per l'egiziano: la panchina

Redazione VN

Il 31 maggio scorso lo trovarono nel corridoio che portava in sala stampa dello stadio di Firenze: aveva le scarpette in mano e l’aria sperduta. Mohamed Salah cercava Vincenzo Montella «per salutarlo» e tutti in quel momento pensarono che la Fiorentina – avendo appena battuto il Chievo e raggiunto il quarto posto scavalcando il Napoli – già stesse per dire addio al proprio allenatore. Invece i saluti furono doppi: l’Aeroplanino fu congedato (e congelato), mentre l’attaccante egiziano, un po’ a sorpresa, avrebbe preferito il Tevere all’Arno accendendo così due battaglie. Una legale che la Fifa chiuderà a dicembre, e una sportiva che, conoscendo il nostro tifo, si chiuderà solo quando Salah lascerà il calcio.

TRADITI E TRADITORI Non sorprende, perciò, che il popolo viola aspetti domenica per vendicarsi di quello che, ai loro occhi, è stato considerato un Grande Amore che ha tradito. Nelle 26 partite disputate alla Fiorentina l’attaccante infatti aveva strabiliato, segnando 9 reti, contribuendo con le sue prestazioni ai successi esterni contro la Juve (in Coppa Italia) e la Roma (in Europa League). Contro i giallorossi, tra l’altro, tutto ebbe il sapore di una beffa, perché la dirigenza romanista nel mercato di gennaio aveva trovato l’accordo con il Chelsea per il prestito del giocatore ma preferì abbandonarlo, così da lasciare campo libero alla Fiorentina che lo ebbe gratis dal Chelsea e con ingaggio pagato. In estate la storia si è ribaltata (vedi sopra) e così il club viola si è appellata alla Fifa per avere un indennizzo dal Chelsea o dalla Roma, oltre alla squalifica di sei mesi del giocatore, che intanto è stato acquistato dai giallorossi, per i quali ha già segnato 4 gol. Mentre tutte le parti ostentano tranquillità sul giudizio Fifa, di sicuro l’accoglienza per Salah domenica sarà bollente, con fischi organizzati e striscioni velenosi che non salveranno neppure il suo manager Ramy Abbas. Motivo? Qualche tweet giudicato irridente. Per esempio il 4 ottobre, quando i viola conquistavano la vetta, l’agente scriveva: «Salire così in alto non è per tutti, la caduta può essere molto dura».

Sui commenti al tweet tacciamo per carità di patria. Insomma, a Firenze il «fischiometro» degli anni più recenti dà Salah pronto a entrare in lizza con Berti (passato all’Inter), Marco Rossi (che mise in mora il club) e Montolivo (passato al Milan). Difficile quindi che Salah raccolga una sciarpa viola come fece Baggio passato alla Juve. Più ovvio invece che sia stato rispolverato un altro caso. Ovvero: Paulo Sousa era l’allenatore di quel Maccabi Tel Aviv a cui Salah non strinse la mano nei preliminari di Champions e che costò all’egiziano l’accusa (smentita) di antisemitismo. Per la cronaca, in quei due match una volta l’attaccante era a bordo campo per allacciarsi le scarpe e un’altra salutò gli avversari con un pugnetto sulla mano. Inutile dire che nessuna versione convincerà mai la parte avversa sulla bontà delle intenzioni. E allora non resta che una via di fuga su cui Garcia medita, quella di mandare in panchina proprio l’egiziano sfruttando il rientro di Dzeko. Troppo poco, però, perché Fiorentina-Roma diventi una partita normale.

La Gazzetta dello Sport