La scena vale un film: comico, drammatico, surreale - scrive La Repubblica -. O forse tutto quanto insieme, tipo un bel Tarantino vecchi tempi. Nella stanza ci sono cinque personaggi: un direttore sportivo con accento romanesco, un manager aziendale con cognome nordista e poi un agente mezzo colombiano e mezzo arabo. Con lui altre due persone? Bodyguards? No, un avvocato e un assistente. La lingua ufficiale è l’inglese, con inflessioni varie e assortite. In sintesi: i primi due mettono sul tavolo le offerte, il colombiano residente a Dubai insiste: more, more, more. E così per due orette. Alla fine i due dicono basta.
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Ultima offerta: 3 milioni all’anno più vari bonus (si arriva quasi a tre e mezzo)per cinque anni di contratto, ma Mohamed Salah domani deve dire sì o no. Punto. Sarebbe un ultimatum, insomma. Il colombiano non si fa ne in qua e né in là. L’atmosfera è freddina. Sorrisi zero. Lui dice: “ok”, stringe le mani, si rimette sul naso gli occhiali da sole, saluta e se ne va. A questo punto nel film di Tarantino escono fuori le pistole e i muri lindi iniziano a verniciarsi di rosso sangue. Ma qui per fortuna non finisce così. Finisce che Adv, non presente all’incontro, avvisato dai suoi, dice la sua: «Abbiamo fatto il massimo, entro domani esigiamo una risposta ». Sensazioni? Nessuna. Il colombiano- arabo non ha smosso una ruga del viso.
Non deve essere facile giocare a poker con lui. L’agente quello che voleva l’ha già ottenuto. La Fiorentina si è svenata, ci mancava solo che Pradè e Rogg mettessero sul tavolo anche due paia di Tod’s (le loro). Ma d’altra parte su questa storia c’è in ballo una questione tecnica. Ma anche l’ immagine. E il gioco al rialzo fatto intorno al giocatore era facile prevederlo. Tutto fatto? Ancora no. A Milano, casa Inter, per esempio, sono convinti che la storia non è finita qui. E sul fronte viola c’è molto nervosismo, tanto che il motto è uno solo: se dice no significa che era già d’accordo con qualcun altro. Oggi tutto sarà più chiaro.
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