Il confronto tra Rossi e Ljajic continua. Concluso il match di pugilato, il tafferuglio riparte a parole: la scazzottata di mercoledì sera è all'ennesimo round, stavolta sul ring volano messaggi e diversissime versioni. Parapiglia continuo, con altre due mosse ancora da registrare. La prima filtrata ieri attraverso La Repubblica; non ci sono virgolette del tecnico, ma si aggiunge un dettaglio relativo all'esplosione: a far scattare la reazione sarebbe stato un insulto urlatogli all'orecchio dall'attaccante, un verso in serbo che (senza bisogno di traduttore) l'allenatore avrebbe decifrato, «torna nella f. di tua madre». Offesa intuita senza dizionario, dopo aver diretto una serie di serbi, Rossi conoscerebbe la cattiveria scattata in lingua originale.
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Rossi e Ljajic: ora è scontro sull’insulto
Tirata in ballo la madre del tecnico? «Falso, niente offese in serbo»
Replica
Come detto è distantissima la versione di Ljajic che controreplica alla Gazzetta: «Ci tengo a smentire in tutti i modi possibili la notizia secondo cui avrei rivolto a Rossi un'offesa nella mia lingua. Fra l'altro, l'insulto a cui si fa riferimento, non è un modo di dire che appartiene a me o alla lingua serba. A questo punto della storia non avrei problemi ad ammettere una cosa del genere: ripeto, ho sbagliato ma la mia provocazione si è limitata all'applauso e alla frase "bravo maestro, sei un grande"; ho commesso un errore perché ero arrabbiato ma, nonostante la rabbia, ho mantenuto la lucidità per evitare gli insulti. Non ho mai detto una cosa del genere e non capisco perché ora si debba fare riferimento a cose così false. Sono felicissimo per la salvezza raggiunta. Spero di essere reintegrato subito in rosa, voglio dare il mio contributo fino all'ultimo. E' vero, non ho chiesto scusa all'allenatore, io ho sbagliato, ma la sua reazione è stata troppo più forte». Rissa senza fine in attesa del gong.
La Gazzetta dello sport
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