Pepito schizza dribblando e non toglie il piede nei contrasti, anzi li cerca per allenare il cervello: raccontano che la testa, più ancora della gamba, sia tornata quella del campione anche se manca il giudizio dell’agonismo vero. In allenamento Pepito gioca esterno nel 4-3-3 che sfida la squadra titolare, nei test resta largo perché insieme a lui fra le riserve c’è Toni, ma nei suoi cenci — cenci di lusso — potrebbe giocare dappertutto in attacco. Rossi avrebbe esordito contro il Palermo se la partita fosse diventata nel secondo tempo più comoda e il temporale non avesse affogato il campo. Perché rischiare? Stessa filosofia anche a Pescara, dove dovranno realizzarsi le due condizioni (risultato acquisito e terreno senza trappole) per l’ingresso di Pepito, fuori da un anno e mezzo per il doppio infortunio al ginocchio. Magari un esordio accanto a Jovetic, che si avvia a indossare per la centodecima e probabilmente ultima volta la maglia viola: sarebbe in quel caso un’accoppiata part time da collezione, un Gronchi rosaviola da consegnare alla memoria.
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Rossi e Jovetic insieme (magari per una volta)
Per Pepito nessun rischio ma se ci sono le giuste condizioni…
L’addio quasi annunciato di JoJo, che dopo cinque anni è attratto da esperienze da top player con percentuali al top anche per il suo procuratore, dovrebbe per buona educazione essere accompagnato dal gol che manca da oltre due mesi (rete contro la Lazio all’Olimpico, 10 marzo). Nel frattempo Montella spera di recuperare Savic, anche se nel ruolo sarebbe stato ben coperto da Compper, e ripensa all’assetto più chic delle ultime settimane: centrocampo titolare, Cuadrado e Ljajic larghi in attacco con Jovetic centravanti di manovra. Comando delle operazioni a Pizarro, ieri premiato dal sindacato dei calciatori cileni come miglior connazionale che gioca all’estero: da Santiago a Pescara, per il Pek tutti gli stadi sono uguali.
La Nazione
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