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Roncaglia, l’Alessio Tendi della Pampa

Sarà per il nome da tramonto andino, che sembra scippato da un racconto di Garcia Marquez. Sarà per la faccia da apache, che un po’ rimanda ai film di Sergio …

Redazione VN

Sarà per il nome da tramonto andino, che sembra scippato da un racconto di Garcia Marquez. Sarà per la faccia da apache, che un po’ rimanda ai film di Sergio Leone, un po’ all’indiano del Collettivo. O forse, semplicemente, perché ogni suo intervento è carico di agonismo come se stesse perennemente nell’arena di Quinto Lentulo Batiato (quello di Spartacus su Sky): a Moena, quando in un contrasto ha spedito Lazzari sulla rete di recinzione, il pubblico ha intonato un hurrà. Gloria estiva a “El Torito”, un Alessio Tendi venuto dalla Pampa a far giustizia dei trequartisti avversari e della loro irriverenza dettata dal talento. Olè.

Sì: Facundo Roncaglia, dopo 180 minuti fatti di furore, qualche pedata e un tiro da fuori contro il Napoli che meritava miglior sorte, è già diventato un personaggio-mito nel grande romanzo da epopea che è il calcio a Firenze. Il mito del terzino senza paura, del francobollatore che dove non arriva la classe arriva lo scarpino. Un cerotto.

Teorico del football rude, più attratto dalla mazza che dal pentagramma e dunque riottoso al calcio femmina dei Rivera e dei Giovinchi («Quando Facundo ha visto giocare Beppe Iachini ha detto: “Che bel fantasista”». Cfr: Francesco su Facebook), con un taglio di capelli vintage, opera probabilmente dello stesso parrucchiere che fu di Rogora e Gonfiantini, Roncaglia sembra davvero piovuto a noi da un altro tempo del calcio. Il tempo in cui non c’erano moviole, i procuratori non producevano lo stesso Pil del Lussemburgo e non si pensava possibile che una donna potesse condurre la Domenica Sportiva.

Eppure, è proprio dalla modernità che arriva la certificazione di come l’Alessiotendi venuto dalla Pampa abbia già conquistato Firenze. Su Facebook sono nati due gruppi in suo onore e in entrambi è una gara a celebrare la saga del difensore super-eroe. «Facundo per ricaricarsi usa la sedia elettrica», ha scritto Devis. «Facundo per divertirsi usa Batman come aquilone», ha spiegato Gianluca. «Dio li fa, Facundo li azzoppa», ha aggiunto Matteo. «Quando Roncaglia vuol mangiare a ufo, Et corre subito ai fornelli», ha scritto Marco. E ancora: «Quando Roncaglia fa Ohh, Povia scappa»; «Una volta Facundo ha giocato contro la primavera. Da allora le stagioni sono tre».

Battute strepitose, cariche di immaginazione e con un sottofondo dolce di affetto, a dimostrare fondamentalmente due cose. Che nel calcio per far innamorare di sé più che la tecnica conta la suggestione. E che in quanto a ironia, il tifo viola non sia da scudetto ma direttamente da coppa intercontinentale.Con o senza Facundo.

Stefano Cecchi - La Nazione