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Romulo, gregario volante

Il cambiamento di Romulo: quanti problemi l’anno scorso…

Redazione VN

Le pagelle del giorno dopo lo hanno indicato come il viola meno brillante nella scintillante serata contro la Juve. Eppure, se c’è un giocatore che dimostra plasticamente il salto di qualità con la Fiorentina della stagione passata, questo è proprio lui: Rômulo Souza Orestes Caldeira. Ricordate? 

Lo scorso anno, quando da Carneade sbarcò a Peretola, più che un terzino sembrò un refuso: Romulo, il fratello di Ramo che fondò Rema. Pescato da Corvino nel sottoscala del calcio brasiliano, una vaga somiglianza con un vecchio centrocampista viola (Angelo Carbone) e gli occhi smarriti di chi, come Chatwin, sembra chiedersi «che ci faccio io qui?», si beccò subito l’etichetta di “oggetto misterioso”. Il calcio-tavernello di Mihajlovic non lo aiutò certo a far crescere la stima nei suoi confronti.

Buttato nella mischia quasi sempre a partita in corso, senza un progetto tattico al quale aderire, le sue sgaloppate sulla fascia stavano a galleggiare fra lo sguaiato e il buontempone. Un “Jimmy il fenomeno” del pallone, generoso ma non presentabile. Per questo, quando Montella lo ha riproposto in campo, togliendolo dalla fascia e consegnandogli addirittura uno dei tre posti nel cuore del centrocampo, molti hanno strabuzzato gli occhi. E invece, dentro il progetto tattico di Montella anche lo sciagurato Romulo è apparso un altro. Un giocatore di calcio e non più un refuso. Dinamico e non caotico. Romulo Souza Orestes Cladeira, il gregario viola al servizio del talento altrui, come lo erano stati nel passato Corrieri per Bartali, Masciarelli per Moser, Conti per Pantani e Carrea per Coppi, che quando al Tour si ritrovò a sorpresa in maglia gialla disse in lacrime al capitano Fausto: «Questa maglia non mi spetta». Perché i gregari son fatti per soffrire e quando gli altri vincono a loro quasi non è consentito ridere. Il gregario, quel «proletario / che ai campioni di mestiere / deve far da cameriere / e sul piatto, senza gloria / serve loro la vittoria», secondo la filastrocca di Gianni Rodari.

Così poco importa se nelle pagelle con la Juve il nostro s’è preso 5,5. Son dettagli che non cancellano il dato di fondo. Romulo, non più “Jimmy il fenomeno” ma calciatore utile in una formazione che sa giocare a football. A dimostrazione di come la Fiorentina versione Montella non sia più un gruppetto di undici ragazzini milionari a passeggio su un prato, senza identità e senza orgoglio, ma una macchina da calcio nel senso pieno della parola.

Stefano Cecchi - La Nazione