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Ritorno all’Olimpico, dopo la vergogna

Di nuovo all’Olimpico e di nuovo di notte nonostante il buonsenso, forse, avrebbe consigliato di lasciare da parte per una volta le esigenze televisive facendo disputare la partita in un …

Redazione VN

Di nuovo all’Olimpico e di nuovo di notte nonostante il buonsenso, forse, avrebbe consigliato di lasciare da parte per una volta le esigenze televisive facendo disputare la partita in un orario più semplice da gestire. Tutto come quattro mesi fa quando la Fiorentina e i suoi tifosi furono loro malgrado protagonisti di una delle pagine più tristi del calcio italiano. Fumogeni, bombe carta dentro e fuori dallo stadio, vigili del fuoco feriti a terra, steward impotenti, club, dirigenti e politici ostaggi degli ultras pronti a tutto pur di dimostrare al Paese che nel calcio, nonostante «tessere del tifosi», leggi applicate a singhiozzo e tornelli, l’ultima parola resta sempre in mano loro.

Già, gli ultras, come «Genny ’a Carogna» che alla sciarpa azzurra del suo Napoli preferisce comunque la maglietta con la scritta «Speziale libero», l’assassino dell’ispettore Raciti. O come quelli viola che avrebbero voluto zittire anche la propria curva per rispettare un fantomatico «codice d’onore» salvo finire per essere messi a tacere dalla maggioranza sana del tifo fiorentino. O come quel Daniele De Santis, esponente di spicco della curva romanista, che con quella finale non avrebbe dovuto entrarci niente e che invece avrebbe fatto partire (gli esami di una settimana fa compiuti dal Ris lo confermerebbero) lo sparo fatale al tifoso napoletano Ciro Esposito. Tutti attori protagonisti di una notte dimenticata troppo in fretta (...).

Ernesto Poesio - Corriere Fiorentino