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Rischio Poznan, per gli ultrà

L'analisi del Corriere Fiorentino sui tifosi polacchi

Redazione VN

Allarme, son nazisti. Magari non tutti. Ma razzisti sì. Al punto da indurre l’Uefa, di solito piuttosto distratta, a punirli a ripetizione. Spesso usano le mani, o altre armi improprie, e perciò sia la Questura sia la Fiorentina sono piuttosto allarmati dall’arrivo da Poznan dei circa 700 tifosi del Lech per l’eurosfida di domani sera al Franchi. Ma, almeno recentemente, a far male di più sono state le parole, i gesti di questo consistente gruppo ultrà, uno dei più tristemente famosi d’Europa, ma, ahinoi, anche uno dei più apprezzati, per organizzazione e spirito di corpo, dall’intera galassia delle curve del pallone.

L’ultima goccia ad aver fatto traboccare il vaso della sopportazione, l’episodio che ha indotto l’Uefa a togliere la sospensione condizionale a una sanzione già inflitta, è stata la manifestazione indetta a Poznan nella prima giornata della fase a gironi di questa Europa League. Nel giorno in cui l’Uefa aveva meritoriamente deciso di devolvere un euro per ogni biglietto acquistato in tutto il continente per fronteggiare l’emergenza profughi. Ebbene, gli ultrà del Lech, per protesta, prima sono restati a lungo fuori dallo stadio intorno a un gigantesco striscione che recitava: «Fermiamo l’islamizzazione». Poi, una volta entrati, hanno tentato, talvolta riuscendovi, di coinvolgere tutto il pubblico in cori tipo «non ci possono abbinare a quei … degli islamici» o «fanculo ai rifugiati».

Ecco perché l’Uefa ha deciso di revocare la condizionale e di far scontare, in occasione del ritorno con la Fiorentina che si giocherà perciò il 5 novembre a Poznan a porte chiuse, la squalifica scattata dopo un altro episodio di razzismo, nel luglio scorso, a Sarajevo durante un preliminare di Champions League. Quel giorno, per la verità, gli ultrà del Lech si resero protagonisti anche di insistiti tafferugli con la tifoseria avversaria, vi furono decine di feriti, ma non si è mai capito bene se fossero stati i polacchi o i bosniaci ad accendere la miccia.

Razzismo a parte — ma se questo è il filo conduttore riesce poi difficile leggere con una qualche simpatia anche le altre caratteristiche, dettate senz’altro dalla passione, di questi tifosi molto particolari — gli ultrà del Lech si muovono sempre in gran numero, seguono la squadra in tutte le trasferte, persino le più scomode e calcisticamente ostiche. Il loro motto è «veni, vidi, vici» che campeggia su un maxi striscione, intorno all’illustrazione simbolo di un lottatore provvisto di guantoni. Sì, perché un’altra delle loro attività preferite è il combattimento, anche semi-legalizzato. Organizzano infatti una sorta di torneo di boxe, proprio sul ring, fra gruppi di ultrà dell’Est europeo. Dentro lo stadio si dilettano invece principalmente con i fuochi, fumogeni e torce. Spesso restano a torso nudo sugli spalti anche se la temperatura è sotto zero.

Facile immaginare come si siano pre-riscaldati. In questo assetto, con tanto di fuochi, striscioni e cori razzisti, si presentano pure alle partite delle squadre giovanili, persino dei bambini dagli 8 ai 12 anni, senza che nessuno cerchi di evitarlo. Altra peculiarità: usano festeggiare i gol e le vittorie girandosi di spalle al campo di gioco. Cosa che quest’anno però non si verifica quasi mai. In conseguenza di una testacoda che sarebbe inspiegabile se non si parlasse di calcio, il Lech Poznan, praticamente con la stessa squadra che l’anno scorso ha vinto a sorpresa il campionato, quest’anno è ultimo in classifica, sedicesimo su sedici, sei punti in dodici partite.

Tanto che la settimana scorsa l’allenatore dello scudetto è stato esonerato, nonostante fosse, più di qualsiasi giocatore, il fiore all’occhiello del club: Macjei Skorza, 43 anni, enfant prodige della panchina, uno capace di vincere un campionato a soli 35 anni, nel 2007 con il Wisla Cracovia e di bissarlo l’anno successivo. Al suo posto ecco Jan Urban, mestierante giramondo, 53 anni, reduce da quattro esoneri, l’ultimo dei quali pochi mesi fa dall’Osasuna che stava rischiando di portare in Serie C, nonostante fosse appena retrocesso dalla Liga. Osasuna che ora, senza più Urban, sta dominando la Serie B spagnola.

Corriere Fiorentino