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Repubblica: Pasqual, omaggi e sgambetti, lampi da ex capitano

Qualche difficoltà iniziale per Pasqual che poi ha preso le misure a Chiesa. E poi l'epilogo incredibile

Redazione VN

"Dicono che la vendetta sia un piatto da servire freddo. Manuel ha fatto di più. Un ghiacciolo. Piantato nello stomaco di chi, un anno fa, ha pensato che la Fiorentina non avesse più bisogno di lui. Che domenica per l'ex capitano. Anzi, togliamo pre l'ex. Del resto - scrive la Repubblica - basta guardare la Curva Fiesole: "Bentornato capitano", recitava uno striscione. Tutto era cominciato ancor prima del fischio d'inizio quando un altro capitano (Antognoni) gli aveva consegnato una targa. Il giusto omaggio a chi, alla maglia viola, ha dedicato quasi l'intera carriera. Fosse stato per lui, tra l’altro, non ci sarebbe stato nessun altro. Lui voleva restare. E chiudere la carriera a Firenze. «Il mio sogno era giocare in Serie A soltanto per la Fiorentina », disse nel giorno del suo addio. Non è andata così. Per diversi motivi. Anche se, da queste parti, nessuno ha mai spiegato il perché. Non lo ammetterà mai, Pasqual, ma è stato questo a ferirlo. Il fatto che nessuno (né allenatore, né società) si sia assunto la responsabilità della scelta. Così come gli ha fatto male dover aspettare per mesi senza che nessuno si facesse vivo. Alla fine, ha “dovuto” cambiare aria. Lo voleva il Cagliari ma, pur di rimanere vicino a casa, ha preferito l’Empoli. A vivere, infatti, è rimasto qui. «Il Franchi è stato straordinario come sempre », ha raccontato ieri. Non solo lo striscione. Anche il coro. Il suo coro. «Non è brasiliano però, che cross che fa, Manuel Pasqual». Lui ha sentito. E ha ringraziato. Sul campo però, si sa, non esistono amici. E allora, durante i 90’, ha pensato soltanto a fare il suo. Su e giù per quella fascia sinistra che tante volte aveva solcato a con l’altra maglia. Davanti a lui, Chiesa. Come se il destino avesse voluto mettere faccia a faccia quella che voleva essere una bandiera e quella che, per molti, lo diventerà. Una specie di passaggio di testimone. Se l’è cavata alla grande, Manuel. Qualche difficoltà iniziale poi, pian piano, ha preso le misure al giovane Federico. Fino a quell’incredibile ultimo minuto. Fino a quando il destino ha deciso di metterlo davanti a uno dei palloni più pesanti della sua carriera. Non toccava a lui, in realtà. Quel rigore, in teoria, avrebbe dovuto calciarlo Pucciarelli. Invece no. Pasqual ha voluto la palla. Se l’è presa, e l’ha messa sul dischetto".

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