stampa

Repubblica: il ko non ridimensiona la Fiorentina

Peccato Fiorentina. Il gol di Hamsik (ma c’è una deviazione decisiva di Borja Valero) e poi Dzemaili spengono una serata fino a quel momento brillante e che il gol di …

Redazione VN

Peccato Fiorentina. Il gol di Hamsik (ma c'è una deviazione decisiva di Borja Valero) e poi Dzemaili spengono una serata fino a quel momento brillante e che il gol di Jo-Jo non è riuscito a riaccendere. La Fiorentina, soprattutto nel primo tempo, è padrona assoluta del campo. In mezzo Borja Valero e Pizarro fanno la differenza rispetto a Behrami e Dzemaili. Piace questa Fiorentina spericolata e senza paura. C'è ancora da lavorare, però almeno una cosa a Montella è già riuscita: ha dato un'identità alla sua squadra, che gioca il suo calcio a prescindere dall'avversario. Una Fiorentina molto spagnola (il tecnico ci scuserà per il paragone) che fa correre il pallone, sfrutta le fasce, si inserisce per vie centrali. Molto possesso palla e poche finalizzazioni, però. Tiri tanti, ma buone occasioni poche. Lì davanti c'è da lavorare. Ma l'impressione è che questo progetto ha già un senso ben definito. Nei primi quarantacinque minuti la Fiorentina ha corso tanto e ha messo sotto il Napoli, ridimensionato dall'intraprendenza dei viola. Poi quel gol, sfortunato e maledetto, ha fatto saltare tutto.

(...) La Fiorentina però non esce ridimensionata, e anzi con il gol di Jovetic ha sperato anche di recuperare. Contro lo squadrone di Mazzarri la squadra work in progress di Montella ha fatto vedere sprazzi di bel gioco e una tenuta, anche nervosa, che è di buon auspicio. Certo c'è ancora molto da fare, ma questo lo sapevamo. Ci sono da mettere a punto alcuni equilibri, c'è da trasformare tutta questa potenzialità in una squadra più definita, ma i primi passi della nuova Fiorentina sono incoraggianti. L'unico punto oscuro sembra essere l'attacco. Benino El Hamdaoui, malino Jovetic. Vediamo come andrà nelle prossime partite. Soprattutto quando la squadra sarà davvero al completo e quando tutti staranno bene. Adesso non rimane altro.

Giuseppe Calabrese - La Repubblica