Era il 1993. Cecchi Gori - scrive la Repubblica Firenze - gli affidò la Fiorentina appena retrocessa in B, e lui trasformò quell’anno all’inferno nella più straordinaria delle avventure. Un po’ come ha fatto con il Leicester. Con la benedizione di Santa Rita da Cascia, però. Il ritiro nell’amena Roccaporena fu il primo passo verso l’assoluto. Ranieri arrivò a Firenze con il suo staff. Salvatore Antenucci era il vice, l’uomo con le mani più pelose della storia del calcio. Preparatore atletico Roberto Sassi, una specie di piccolo Robocop. E poi Giorgio Pellizzaro, il preparatore dei portieri, quello che ha creato Toldo e che salutava i giornalisti chiamandoli “tagliatori”, sottinteso “di teste”. Che partite a carte durante i ritiri! Già, a quei tempi si poteva. Presidente della Fiorentina era già Vittorio Cecchi Gori, e proprio quell’anno suo padre Mario morì. Era la Fiorentina di Luna e di Giuliani, il dg allegro come una purga. Il mercato lo faceva Oreste Cinquini, un ex professore di Viareggio. Il medico era Marcello Manzuoli, i preparatori Luciano Dati, Alberto Benesperi e “Pallino” Raveggi. In panchina alla Primavera c’era Luciano Chiarugi.
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Repubblica: i trionfi fiorentini di Ranieri, mai così bene in vent’anni
Ranieri arrivò nel 1993 e trasformò l'anno della B da inferno in un'avventura straordinaria
In campo una squadra che in B fece il vuoto e chiuse con ben 50 punti. Toldo in porta. Bruno, Malusci, Pioli e Carnasciali in difesa. Amerini, Effenberg (che pianse quando gli dissero che avrebbe giocato in B) e Iachini a centrocampo. Poi Massimo Orlando e Robbiati, e in attacco Baiano e Batistuta. Altra roba. Una squadra che in A sarebbe potuta arrivare in Uefa e che in B fece sfracelli. Batistuta segnò 16 gol, e la squadra mise insieme 17 vittorie e solo 5 sconfitte. Iniziò tutto lì. Quattro anni divertenti, che tra alti e bassi portarono a Firenze una Coppa Italia e una Supercoppa. «Non dimenticherò mai il ritorno a Firenze dopo la vittoria della Coppa Italia» ha detto tante volte Ranieri. C’era lo stadio aperto e dentro quarantamila persone. Una festa che andò avanti tutta la notte. Poi arrivò anche la Supercoppa italiana, contro il Milan. Il pallonetto di Batistuta a Baresi è ancora negli occhi di chi ha visto quella partita (chi non l’ha vista la cerchi su You-Tube). Come i suoi occhi sgranati mentre urla “te amo Irina” dopo la seconda rete, stavolta su punizione. Bella la Fiorentina di Ranieri
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