C’era una volta un attaccante capace di stupire il mondo - scrive Matteo Magrini su La Repubblica -. Movimenti, pressing, aggressione della profondità, difesa del pallone e gol. Tanti gol. Da perfetto (semi)sconosciuto a uomo capace di sfidare sua maestà Gonzao Higuain. Nikola Kalinc è piombato sul pianeta Fiorentina in un caldo giorno d’agosto e, nel giro di un paio di partite, aveva già conquistato tutti. Prestazioni da urlo. Una rete dopo l’altra. Erano dieci, dopo diciassette giornate. Da quel giorno (match col Chievo, 20 dicembre 2015) il bomber croato s’è fermato.
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Repubblica: che fine ha fatto Kalinic?
Prestazioni da urlo. Una rete dopo l’altra. Erano dieci, dopo diciassette giornate. Poi, dalla partita contro il Chievo del 20 dicembre 2015, il bomber croato si è fermato
Nessun gol e prove sempre meno convincenti. Colpa (soprattutto) di un netto calo di condizione. Del resto questo ragazzo ha corso ininterrottamente per mesi. Ha iniziato la stagione prestissimo (quando è arrivato a Firenze aveva già nelle gambe quattro gare del campionato ucraino) e non s’è mai riposato. Titolare quasi sempre e chiamato a un lavoro massacrante. E poi, ad un certo punto, la squadra ha smesso di girare. Il gioco s’è fatto meno fluido e, di conseguenza, di palloni giocabili per il centravanti ne sono arrivati sempre meno.
E pensare che, a fine 2015, quello viola era il secondo miglior attacco dopo quello del Napoli. Adesso è il quarto. La spiegazione è piuttosto semplice, e ci riporta al punto di partenza. Escluso Ilicic (dieci centri in questa Serie A) Kalinic è l’unico capace di segnare con continuità. Entrato in crisi, è entrata in crisi l’intera squadra. Si riparte da qua. Alla ricerca del gol perduto e di quel centravanti che dopo tanti anni di buio aveva reso Firenze finalmente orgogliosa del suo numero 9.
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