GERARD Piquè e Shakira Brogi (pare che si chiami così) hanno deciso di chiamare il loro figlioletto Milan. Dicono che sia stato l’arbitro Valeri a suggerire questo nome per il primogenito della coppia più cool del momento. E non state lì a ravanarvi il cervello su come si possa dare un rigore come quello e rovinare il senso di una partita, Milan-Udinese, a tempo praticamente scaduto. Ci sta che anche molti di voi avrebbero fatto la stessa cosa in cambio del rimborso Imu. E forse anche solo per quello della bolletta dell’Enel o per riavere l’euro che avete usato per prendere il carrello all’Esselunga o alla Coop. Comunque i discorsi sugli arbitri hanno poco senso. È evidente che alla fine tutto si pareggia (secondo la legge del poggio e buca fa pari, detta anche la seconda legge di Isacco Mattei, vedi buche sulle strade fiorentine). Il fatto che poi questo pareggio avvenga nell’arco di 7500 anni è un dettaglio trascurabile. Comunque il designatore Braschi, così ci dicono, per Juventus-Fiorentina aveva indicato inizialmente Lapo Elkann. Ma Lapo è a Saint Moritz e Roberto Bettega aveva un po’ di raffreddore. Così la scelta è caduta su Mazzoleni, quello della finale di Supercoppa Juve-Napoli giocata a Pechino, coi cinesi per nulla scandalizzati una volta chiarito che il designatore era di Prato. Comunque i cattivi pensieri preventivi fanno solo male al fegato. E poi giocare 11 contro 16 è divertente. Basta confidare sul fatto che uno degli arbitri sia fuori forma e sbagli partita. Però basta con questo provincialismo vittimista. Ricordatevi che è la Juve la vera vittima di un sistema che ha paura dei più forti, di quelli che hanno avuto il coraggio di inventare i trenta sul campo e la Fiat Idea. Non si sa cosa sia peggio. Ma parliamo del Pd. E del grande dubbio che avvinghia il cuore di tanti tifosi di un possibile governo di centrosinistra. Quelli che si sentono davvero di sinistra e temono di votare la coalizione e poi ritrovarsi alleati con Monti, Fini e Casini. Guardate che certi pensieri sono incubi. Sarebbe come iscriversi al Viola club Beppe Marotta, chiamare la Marione curva Agnellone, vedere la Fiorentina che gioca con una maglia a strisce o il Masala in un ristorante vegetariano.
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Quello scudetto dell’82 ripreso con un voto
L’articolo di Benedetto Ferrara su La Repubblica di oggi
Tutte cose senza senso. Perché poi è inutile parlare seriamente di politica quando ti promettono rimborsi impossibili o adottano cani davanti ai fotografi. A parte che sarebbe bello poter votare direttamente il cane e abbandonare in autostrada i loro padroni a tempo, quelli che a stretto giro molleranno la morbida bestiolina chissà dove. In ogni caso tra le diecimila battute di Silvio reinventate sui social, i viola hanno condiviso alla grande quella che diceva: se mi votate vi restituisco lo scudetto dell’81/82. Tra le chicche anche quella che sentenziava «se mi votate vi restituisco Keirrison» non era male, ma pare che non portasse voti. Infine: un vero caso umano. Quello di Lisandro Lopez, che aveva fatto il giro del campo con le lacrime agli occhi per salutare i suoi tifosi. Adieu, Lione, ci siamo tanto amati, ma il nostro tempo finisce qui. Che bella storia. E poi? Poi Lisandro è rimasto lì perché nessuno lo ha voluto. Una faccenda triste, un nodo esistenziale traumatico. Violenza pura, come disse Failla commentando il nuovo episodio di Winnie the Pooh.
Benedetto Ferrara - La Repubblica
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