Aeroporto di Peretola, ore 10,30: «Dovete battere il Siviglia. Forza Fiorentina». Aeroporto San Pablo, in Andalusia, ore 13.40: «Hay que ganar al Sevilla. Olé Fiorentina!». Sembra quasi di non essersi mossi da Firenze. Non fosse per la lingua, naturalmente. E per quell’aria andalusa che si respira subito, al primo inevitabile ritardo con le valigie. «Ehhhh.... Estamos in Espana». E già, nella parte più calda tra l’altro. Dove la Fiorentina è atterrata ieri in perfetto orario dopo circa due ore di viaggio con tutti i giocatori della rosa presenti ai propri posti sull’aereo, compreso chi non sarà della partita.
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Quei viali di Siviglia, vestiti di viola
Aeroporto di Peretola, ore 10,30: «Dovete battere il Siviglia. Forza Fiorentina». Aeroporto San Pablo, in Andalusia, ore 13.40: «Hay que ganar al Sevilla. Olé Fiorentina!». Sembra quasi di non essersi …
Dove d’estate anche i condizionatori più potenti sono messi a dura prova, ma che ora accoglie i viola nella stagione migliore dell’anno: venticinque gradi, venticello fresco che arriva dal non lontano mare (il fiume Guadalquivir è l’unico navigabile di Spagna), sorrisi ovunque, e soprattutto tanto, inaspettato, viola. Quello di qualche immancabile tifoso arrivato per accogliere la comitiva di Montella e soprattutto quello di altri del posto che viola lo saranno almeno fino a giovedì. Già, perché metà dei «sevilliani» non vedono l’ora di fare uno sgambetto ai cugini biancorossi di Emery. Solo che per riuscirci, con l’amato Betis relegato nel purgatorio della Secunda Division, sono costretti a prendere in appalto l’avversario di turno dei rojoblancos .
Stavolta, tra l’altro, fare il tifo per la Fiorentina risulta anche quasi naturale. Un po’ per il buon Joaquin, bandiera del Betis e assoluto personaggio di questa semifinale di Europa League, un po’ per Eduardo Macia, la cui foto negli ultimi giorni campeggia sul quotidiano sportivo della città con il titolo in prima pagina «Il piano Macia», che poi sarebbe la rotta per riportare il prima possibile il Betis a grandi livelli. Ricostruzione insomma, Firenze ci è già passata e adesso vuole solo godersi i frutti di tanto lavoro. Sulla strada del sogno chiamato Varsavia dunque c’è «solo» la detentrice della coppa (hai detto poco), l’Andalusia e questa Siviglia appena reduce dalla «Feria de Abril», le settimane che precedono maggio in cui la città si veste a festa, tra immancabili cervezas, tapas, abiti tipici, musica (il flamenco) e, essendo la festa di Primavera, fiori colorati. Come gli alberi di Jacaranda, che incorniciano le strade e i grandi viali. Piante che arrivano dal sudamerica, tracce del passato coloniale di cui Siviglia (qui sono sepolti sia Colombo che Vespucci) è stata tappa fondamentale e che ora con i loro fiori dipingono la città. Il colore? Viola, naturalmente, per il più caloroso dei benvenuti e chissà che in vista del prossimo stadio fiorentino, se mai vedrà luce, a qualcuno non venga voglia di prendere appunti su quali alberi piantare nei dintorni. Anzi nel frattempo si potrebbero perfino inserire nel prossimo inevitabile rendering, tanto per vedere un po’ l’effetto che fa. (...)
Ernesto Poesio - Corriere Fiorentino
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