L'edizione odierna di Stadio si concentra sui talenti lanciati negli anni dal settore giovanile della Fiorentina. Impossibile non ricordare Salvatore Esposito, “Ciccillo”, poco più che bambino quando lasciò la sua numerosa famiglia napoletana per giocare negli allievi della Fiorentina. Esordì in Serie A a Cagliari quando ancora non aveva 18 anni, poi fu determinante per la conquista dello scudetto, nel ‘68/’69, prima di passare al Napoli, al Verona, al Siena e all’Empoli.
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Quei giovani viola diventati grandi. Un tuffo nel passato
L’edizione odierna di Stadio si concentra sui talenti lanciati negli anni dal settore giovanile della Fiorentina. Impossibile non ricordare Salvatore Esposito, “Ciccillo”, poco più che bambino quando lasciò la sua numerosa...
E c’è stato pure Luciano Chiarugi, una vita in viola dalla Primavera allo scudetto con la prima squadra, prima di passare a Milan, Napoli, Sampdoria, Bologna, Rimini e tornare nuovamente a Firenze, alla Rondinella. Andrea “Birillo” Orlandini, fiorentino di San Frediano, è cresciuto in viola ma ha iniziato la sua carriera tra Reggiana (In B), Samb e Prato (in C), prima di debuttare con la maglia della sua città nel ‘71 e restarci fino al ‘77, quando passerà al Napoli.
Arrigo Sacchi, nella stagione ‘83/’84, con la sua Primavera dette spettacolo: come base di gioco aveva una straordinaria organizzazione e un ritmo forsennato. In campo, c’erano Landucci, Bortolazzi, Mareggini, Carobbi e pure Amedeo Carboni, anche se quell’anno giocò poco per una lunga malattia. Mareggini è rimasto nella storia viola per il rigore parato a De Agostini della Juventus (quello che Baggio si rifiutò di calciare).
Malusci ha bruciato le tappe - esordio in A a 17 anni -, anche se alla fine non ha centrato i risultati sperati, mentre Flachi, scovato nell’Isolotto, almeno a Firenze ha finito col restare chiuso dai tanti big presenti all’epoca. Angelo Palombo, diventato grande alla Samp, è rimasto vittima dello tsunami del fallimento dell’era Cecchi Gori.
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