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Quasi perfetti, ma serve pazienza

Il mercato piace, ma serve la riprova sul campo. Di Sandro Picchi

Redazione VN

Si comincia e il primo pensiero, un po' stravagante, vorremo dedicarlo alla scomparsa del dribbling. Scomparsa forse è troppo, ma certo che dribblare non è più di moda perché se una squadra perde il pallone (e dribblando capita) sono guai. Il «possesso palla» è una garanzia contro i rischi, fino dai tempi di Liedholm che lo adorava, e anche la Fiorentina si è iscritta a questo club che ha tra i suoi soci più illustri la Spagna campione d'Europa, il Manchester City di Mancini e ovviamente il Barcellona dove, però, è consentita la variabile, altrimenti Messi e Iniesta che ci starebbero a fare?

La Fiorentina, dunque, ha ceduto i dribblatori (l'eccessivo Cerci, forse anche Lazzari che come interno parte spesso in dribbling) ma ne ha conservati almeno un paio (Jovetic e Ljajic se resterà) ai quali Montella chiederà più geometria e più tocchi di prima nelle zone in cui il rischio di perdere il pallone può provocare più dolori di quante gioie può dare saltare un avversario. Jovetic conserverà (oltre si spera, alla maglia viola) anche la libertà di seguire il suo estro che è molto più concreto rispetto a qualche anno fa, pur conservando il giocatore l'istintiva voglia di «scartare», che ogni tanto affiora e non sempre in modo produttivo. Attorno al talento e all'imprevedibilità di Jovetic, ruotano i piedi educati e precisi dei sudamericani di cui la nuova Fiorentina abbonda, in difesa e a centrocampo che è il reparto più rappresentativo della squadra.

La difesa da difendere

In Coppa Italia, e anche in qualche precedente amichevole, la Fiorentina ha giocato con il 3-5-2, che sembra ormai la scelta di Montella. Difendere «a tre» è un rischio, ma anche un finto rischio se gli esterni sono due veri terzini e la difesa diventa a cinque. È un modulo che sta tra l'eccesso di spregiudicatezza e l'eccesso di prudenza e dunque va saputo amministrare dal tecnico e dalla squadra. Comunque sia invoglia all'iniziativa, e questo è un bene. Dei tre difensori titolari (Roncaglia, Gonzalez e Nastasic), il pubblico — che ha un debole per i duri — ha subito adottato l'argentino che secondo qualcuno dovrebbe limitare l'irruenza, a scanso di cartellini e squalifiche. (...)

Centrocampo e centrogioco

A centrocampo i tre in mezzo sanno tutti cos'è il calcio e le loro caratteristiche sembrano completarsi. Pizarro, giustamente paragonato a De Sisti che ricorda per posizione e per lucidità, è il più arretrato. Ha gioco corto e lungo, mezzi toni e mestiere: non perde il pallone e se lo perde cerca di farsi concedere la punizione a favore, riuscendoci quasi sempre. Borja Valero è un ragioniere, anzi un laureato del centrocampo. Motore sempre acceso, poca ripresa ma molti silenziosi chilometri, la precisione delle cose semplici e di quelle apparentemente semplici. Il terzo uomo, Aquilani, è il più offensivo, con cambio di marcia, tiro e imprevedibilità maggiori, ma con qualche rischio in più proprio per il suo modo di cercare giocate anche ambiziose. Con l'aggiunta di Cuadrado, giocatore che non ci sembra da sottovalutare per la sua capacità, gradevolmente anarchica, di sparigliare il gioco, il centrocampo sembra il punto di forza della squadra. E lo sarebbe anche con la difesa a quattro.

L'attacco che verrà

Jovetic attaccante, ma non punta, un centravanti che c'è ma che resta per ora inesplorato (El Hamdaoui) e un altro (Berbatov) che potrebbe arrivare e che sembrerebbe adatto al tipo di gioco della nuova Fiorentina. Berbatov ha molta tecnica, è un attaccante da gioco freddo, che si muove come un regista negli ultimi venti metri, non un trascinatore ma semmai uno che trascina senza darlo a vedere. Probabilmente adatto a giocare con Jovetic perché non è una punta egoista, ma collaborativa, e forse adatto — ammesso che non sia scaduto con il passare degli anni — a una squadra che intende giocare con lui e attorno a lui. Non è il tipo che conquista al primo colpo la platea, se alla platea piace Santiago Silva, di cui è l'esatto contrario (per sua fortuna). Completerebbe bene un reparto d'attacco che va, appunto, completato.

Dove può arrivare

La squadra è costruita in modo sensato, la scelta di che tipo di calcio giocare è stata fatta tempestivamente e sembra la più indicata per i giocatori a disposizione, anche perché — e questo torna a onore di Montella, di Pradè e di tutta la società — i giocatori stessi sono stati scelti in funzione di quello che il tecnico aveva in mente di costruire. (...) Ma sono ancora molte le cose da capire e da scoprire. L'organico presenta sei giocatori nuovi per il campionato italiano: qualche problema di ambientamento ci può essere. Non sono pochi neanche i giocatori che hanno subìto in passato infortuni gravi e inoltre molti dei nuovi acquisti arrivano da stagioni non brillanti o addirittura negative per le loro squadre. Il progetto di squadra è intrigante, ma dovrà essere verificato alla prova dei fatti e le prime due partite in calendario non sono le più «collaborative» per una formazione così nuova che dovrà affrontare la terza del campionato scorso (Udinese) e subito dopo una squadra da zona Champions (Napoli).

La Fiorentina, sulla carta, ha abbandonato il gruppone anonimo che vive sull'orlo del rischio ed è passata a un livello superiore, ma di quanto sia superiore questo livello non è ancora chiaro. Promette bene, ha ricreato entusiasmo, piace come idea, ha un allenatore che ispira fiducia, che ha un suo stile e che potrebbe avere anche classe.

Con la dovuta calma, senza esaltarsi alla prima vittoria per poi deprimersi alla prima sconfitta, aspettiamola con fiducia questa squadra. Il primo successo è aver ritrovato i tifosi e i Della Valle, il resto lo scopriremo.

Sandro Picchi - Corriere Fiorentino