Nel 2006 fu premiato col Pallone d'Oro Sudamericano, onorificenza per gente come Pelè, Maradona, Zico, Francescoli e più recentemente Tevez e Neymar. In patria ai tempi del Colo-Colo lo paragonavano al Ronaldinho del Barcellona «per classe e inventiva», viste le rabone, i dribbling e i gol a valanga (38 in 82 partite) che spopolavano su Youtube. A La Calera, in Cile, dove lui si trasferì con la famiglia ad appena 4 anni, gli affibbiarono un nomignolo buono solo per i predestinati: «El Pelusa», letteralmente le palline di lana che si formano nei maglioni, ma in pratica accostamento formale con Diego Maradona, chiamato appunto «El Pelusa» negli anni in cui strabiliava nei campi polverosi delle giovanili dell'Argentinos Junior.
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Quando Mati faceva il bomber (nel Colo-Colo)
Il talento viola torna alle origini
Matías Fernández è arrivato in Europa 5 anni fa, strappato a Moratti dal ricco Villareal, che sul suo contratto impose una clausola rescissoria da capogiro: 50 milioni. Col «Sottomarino Giallo» e lo Sporting Lisbona, non ha mai ripetuto le gesta viste in patria, ma uno così è difficile pensarlo ai margini del calcio che conta.
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