Non fu un’ovazione, fu un atto d’amore e di nostalgia verso un avversario. Tanti anni sono passati da allora, tanti e poi tanti, ma Napoli, la sua gente, i suoi tifosi, potranno essere sempre orgogliosi di avere accolto così Bruno Pesaola, allenatore della Viola, e Firenze e la sua gente potranno essere sempre grati di un qualcosa di veramente irripetibile. Non sono parole e via, non saprebbero di niente. Lo dice un cronista che ebbe la fortuna di esserci, ancora giovanissimo, ma non svagato.
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Quando il S.Paolo si alzò in piedi per Pesaola
Non fu un’ovazione, fu un atto d’amore e di nostalgia verso un avversario. Tanti anni sono passati da allora, tanti e poi tanti, ma Napoli, la sua gente, i suoi …
APRILE del 1969, la Fiorentina era in corsa per lo scudetto e doveva giocare al San Paolo di Fuorigrotta. Pesaola era stato l’anno prima nel Napoli, con un ottimo piazzamento: secondo posto. Quel giorno il Petisso, ossia il piccoletto, salì per ultimo dagli spogliatoi. Dal varco per uscire dal corridoio e per raggiungere la panchina c’era da attraversare il campo, all’altezza della linea centrale, non come in altri stadi, venti passi vicino alla bandierina e via.
Pesaola era solo in mezzo a quel campo vuoto e immenso. Il pubblico, in piedi, lo accompagnò con gli applausi. Il Petisso era appunto un avversario, ma i tifosi non cedettero né alle gelosie né alle ipocrisie.
Quella ovazione rimane e deve rimanere per sempre nella storia del calcio, con un inalterato Viva Napoli.
Era una gran bella Fiorentina, vinse per 3-1, segnarono due volte Rizzo e Maraschi, chiuse Canè per gli azzurri, tra i quali il portiere Zoff, Guarneri, Juliano, Altafini, Barison. Non smetteremo mai di ripetere: viva Napoli.
Giampiero Masieri - La Nazione
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