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Quando gli agenti-familiari si intromettono nel mercato: papà Chiesa un’anomalia antica

Enrico Chiesa finora si è dimostrato un professionista d'altri tempi, un pò come era in campo quando era lui a calcare i campi di Serie A

Redazione VN

Sui campi della Serie A era di un'eleganza calcistica indiscussa. Oggi, in versione padre-agente, Enrico Chiesa conferma la sua natura. E' questo il concetto che si evince dalle pagine de Il Corriere dello Sport Stadio. In un calcio sempre più basato su plusvalenze, accordi economici, sponsor e parenti-familiari improvvisati agenti di mercato e procuratori, c'è chi come papà Enrico, finora, si è dimostrato di essere l'eccezione alla regola. Il corteggiamento da parte della Juventus alla famiglia Chiesa c'è stato da tempo. Una tattica vista e rivista nel calcio di oggi e soprattutto da parte dei bianconeri: avvicinarsi al giocatore interessato facendo perno e affidamento ai familiari per poi 'affondare il colpo' e chiudere la trattativa. Basti pensare al caso Higuain con il fratello agente, la mamma 'intermediario' tra Rabiot e i bianconeri o la situazione inerente a Icardi con Wanda Nara in primo piano.

Papà Enrico finora non si è dimostrato di questo stampo. Appartiene al calcio di una volta, ad un calcio che non esiste più, dove se si è interessati ad un giocatore il diretto interessato da interpellare è il presidente della società in cui il giocatore stesso milita.

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